2001: Odissea Nello Spazio
Anno: 1968
Titolo originale: 2001: A Space Odyssey
Paese di produzione: USA, Gran Bretagna
Genere: fantascienza
Regia: Stanley Kubrick
Produttore: Stanley Kubrick
Cast: Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter, Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan
2001: Odissea Nello Spazio non è solo un film di fantascienza. Kubrick te lo fa’ capire prima che inizi, lasciandoti più a lungo del solito davanti allo schermo nero pervadendoti i padiglioni auricolari con un sottofondo amniotico. Un’introduzione che ha già dell’esistenziale. Una sorta di nascita indotta da musica ed assenza di immagini e il conseguente moto del pensiero che indaga nel vuoto, alla ricerca di un significato. Il graffio di partenza di un regista che ha fatto dell’anticonvenzionalità il suo marchio di fabbrica. Coraggio, provocazione, inquietudine. Perchè se non è la curiosità ad animarci alla vista di qualcosa di così criptico, allora è il terrore e la paura dell’ignoto ad ipnotizzarci. Poi quella musica diventata così riconoscibile, simbolica, storica. Richard Strauss con Così Parlo Zarathustra. Corpi celesti che si allineano, una luce accecante, un impeto sinfonico e un’emozione indescrivibile. E’ tutto così liberatorio e magnifico. Perchè? Kubrick non ce lo dirà mai, ma è evidente che ciò doveva essere così perchè per lui la vita è qualcosa di straordinario, che sia essa pacifica, violenta, incomprensibile, artificiale, inumana. Un approccio che lascia attoniti e un po’ spaesati, ma sicuramente eccitati. E questa è già di per sé una conquista, specie per uno come me, nato nel ’92 e perciò abituato anche (ma per fortuna non solo) ad un tipo di cinema omologato e decodificato. Qui invece siamo di fronte ad un’opera, che al di là del genere, si spinge molto più in là dello scibile, in tutti i sensi. Da un punto di vista tecnico già solo la sequenza preistorica è un miracolo. Ottenere una fotografia così intensa, personale e credibile in uno studio, con gli sfondi riprodotti, è ciò che di più autentico si potesse fare. Forse solo Kubrick è riuscito a raggiungere una perfezione simile.
Il viaggio, all’interno del tempo e dello spazio, di 2001: Odissea Nello Spazio, inizia proprio qui, nella preistoria, all’alba dell’uomo. In una piana un gruppo di ominidi lotta per la sopravvivenza, quando un giorno compare un monolite nero che turba la loro esistenza. Che cos’è quell’oggetto? Perchè è apparso? Ha forse viaggiato nel tempo? Le interpretazioni si affastellano nella mente. Fatto sta che quattro milioni di anni dopo, in seguito alle ricerche sul terreno lunare, emerge un monolite nero che improvvisamente emana un segnale radio verso Giove. Nel 2001 l’astronave Discovery si mette in marcia verso Giove per leggere il messaggio inviato dal misterioso oggetto e trovarne il destinatario. Sul Bel Danubio Blu. Johann Strauss Jr. ci fa’ volteggiare nel cosmo con grazia danzante, ed è un dispiegamento continuo di corpi che occupano lo spazio di astronavi con movenze liftate, realizzazione di una purezza ed armonia di movimento rare. Un balletto galattico melodioso e magnifico. Negli antri astrali abitati la gravità porta i passeggeri a continue evoluzioni circolari che li vede abbarbicarsi sul soffitto per accedere ad altri loculi. La fantascienza di Kubrick è si datata e superata esteticamente, ma ha ancora oggi una potenza avanguardistica e una cura per l’immagine insuperabili. Poi, nonostante la placidità e la flemma con cui viene descritto il viaggio, un incidente sul persorso. L’intelligenza artificiale Hal 9000 sconvolge la Discovery rivoltandosi contro i propri creatori. Una strage compiuta da un organismo cibernetico che tende a rassomigliare il più possibile ad un essere umano. Unico superstite, Dave Bowman, lo disattiva. Poco male perchè Dave alla fine raggiunge Giove e si rende protagonista di una scoperta che, tra orrore e stupore sembra poter riscrivere tutte le leggi dell’Universo.
Precisamente nessuno sa cosa abbia voluto dirci Stanley Kubrick ma 2001: Odissea Nello Spazio rimane qualcosa che sfonda ogni dogma cinematografico elevandosi a gemma estremamente personale ed ancestrale per il genere umano. Inconoscibile al cento per cento come la nascita della vita.
Zanini Marco
Uno dei film più belli di sempre.