Recensione: Massimiliano Conte – Adiós Caracas – i Robin&sons
Sullo sfondo del Venzuela degli Anni Cinquanta-Settanta martoriato da guerre civili e colpi di stato per il potere, Massimiliano Conte ci presenta, in chiave romanzata (diversi nomi e dettagli sono stati cambiati per preservare la riservatezza di alcune persone coinvolte nei fatti narrati), la sua personale vicenda di italiano nato e cresciuto all’estero (fino ai 18 anni).
In pieno stile romanzo di formazione (di cui un celebre maestro è Charles Dickens), seguiamo il percorso di crescita umana dell’autore che va avanti in un’altalena di emozioni ed eventi che lo segneranno nel profondo. La somma delle esperienze vissute lo porta aduna visione del mondo e della vita non troppo idilliaca, per quanto non molli mai la speranza che le cose possano cambiare in meglio.
Il romanzo Adiós Caracas ci permette di vivere le sue esperienze e, per la durata del libro, di guardare il mondo con i suoi occhi offrendoci un punto di vista diverso e mai banale.
Il tutto è reso ancora più interessante dallo sfondo storico di una politica venezuelana molto turbolenta e dall’attualissima tematica delle migrazioni in terre straniere e dell’integrazione, non sempre facile per diversità a volte molto accentuate di vedute socio-culturali e le immancabili mancanze di risorse.
Chi è appassionato di un genere letterario che fa della retrospezione il suo punto forte con la malinconia che ne consegue e ama le storie reali seppur dolorose, apprezzerà sicuramente quest’opera, la cui scrittura attenta e scorrevole ne fa un bel romanzo anche dal punto stilistico oltre che storico.
Il libro di Massimiliano Conte è una lettura che aiuta a misurarsi con una realtà che può essere raccontata solo da chi l’ha vissuta, ma permette a chi non ha avuto modo di viverla in prima persona di conoscerla arricchendo il proprio bagaglio esperienziale anche se indirettamente.
Matteo Melis