Recensione “Codice a sbarre” – Giulia Tubili – Il ramo e la foglia Edizioni.

Recensione “Codice a sbarre” – Giulia Tubili – Il ramo e la foglia Edizioni.

 

Il volume di Giulia Tubili – “Codice a sbarre” – è costituito da tredici racconti o per meglio dire tredici brevi storie attraversate da un filo rosso comune: il tema della prigionia.

Una carrellata di situazioni che si muovono nello spazio e nel tempo ponendo il lettore davanti a situazioni sempre differenti, perché molteplici sono le strade che portano alle sbarre, reali o ipotetiche.

Geniale a mio avviso il titolo,  per quanto nel campo dell’editoria esista già un volume intitolato così di cui ignoro il contenuto (Francesco Ghelardini, Jaks editrice) ma entrambi i libri hanno un sottotitolo che li rende unici e che nel nostro caso è “Storie di assenti e di simbionti in cattività”.

Il libro di Giulia Tubili non si occupa del carcere in sé ma del concetto di carcere visto come “privazione di libertà”, qualsiasi tipo essa sia.

“Codice a sbarre” è l’opera d’esordio, nel mondo della letteratura, dell’attrice Giulia Tubili.

La libertà è qualcosa fondamentale per l’essere umano, in quanto espressione del nostro vero sé, quello libero dai condizionamenti sociali imposti dalla cultura di appartenenza (religione, sfera professionale, famiglia); naturalmente, siamo anche animali sociali, di conseguenza poterci esprimere appieno non è sempre possibile ed ecco che veniamo imprigionati in vari modi, dalla morale del gruppo di riferimento alle proprie passioni smodate (che arrivano ad essere una gabbia al contrario quando appunto eccedono, una schiavitù anch’esse), alla solitudine (anche se ci si trova in mezzo alla gente) ed anche al carcere fisico, quello a sbarre.

Un libro profondo che affronta un tema spesso sottovalutato e che permette di riflettere sull’importanza di essere liberi e di quando a volte anche esserlo può costare un prezzo salato, ma esiste qualcosa di più prezioso dall’essere e sentirsi liberi?

 

Matteo Melis

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