Intervista a Barbara Baraldi – Cambiare le ossa – Giunti

 

Barbara Baraldi

Abbiamo da poco recensito “Cambiare le ossa” (Giunti Editore) di Barbara Baraldi che come ormai come piacevole tradizione torna a trovarci per parlare del suo libro e magari dei suoi progetti futuri

Buongiorno Barbara, è sempre un enorme piacere averti sulle nostre pagine per parlare con te dei tuoi libri e dei tuoi progetti.

  • Ormai sei un’habitué del nostro blog, ed ogni tuo libro diventa una meravigliosa occasione per ritrovarci a parlare con te. Questo quinto capitolo delle vicende di Aurora, anche se per essere precisi “La stagione dei ragni” (Giunti editore) vedeva protagonista suo padre, mi ha dato l’idea di chiudere un po’ un cerchio, si fa quasi la pace con le vicende che sono state l’inizio di “Aurora nel buio”. Che bilancio fai del tuo percorso con Aurora?

È un grande piacere essere nuovamente vostra ospite! Ed è proprio così, alla “trilogia del buio” ambientata in Emilia è seguito il “dittico della famiglia” ambientato a Torino. Cambiare le ossa segna allo stesso tempo la chiusura di tematiche che hanno caratterizzato la saga fin dal principio, e un nuovo inizio. Aurora è una compagna di viaggio che sento accanto ogni giorno, non solo durante la scrittura; la sua voce fa ormai parte della mia quotidianità.

  • Quando è nata nella tua testa la figura di Aurora avevi già chiara la strada che dovevano prendere oppure il tuo percorso di crescita ha influenzato il suo?

Scrivo ogni romanzo come se fosse l’ultimo. Quando ho fatto la conoscenza di Aurora non sapevo ancora se ci sarebbero state altre indagini. Non c’è stata una pianificazione a lungo termine, ma di volta in volta ho cercato di seguire il percorso indicato dal personaggio. Poi, mi sono resa conto che volevo saperne di più sulle sue origini ed è arrivato La stagione dei ragni, il cui protagonista è Francesco Scalviati, il padre di Aurora. Inevitabilmente, durante il percorso di evoluzione del personaggio, molto della mia esperienza personale e delle mie riflessioni sono confluite all’interno della narrazione.

Ormai sei considerata da moltissimi una delle signore del thriller italiano. Ti saresti mai aspettata di riscuotere un successo così ampio quando hai iniziato a raccontare le vicende di Aurora?

Non me lo aspettavo di certo. Oggi me lo spiego con il fatto che Aurora parla ai diversi, agli esclusi, ai “reietti” e a chi si è sempre sentito più a casa tra le pagine di un libro, piuttosto che in mezzo alla gente. Sono convinta che a dispetto delle statistiche e di una presunta, millantata “normalità”, siamo in tanti così.

  • Anche Aurora ha dovuto fare i conti con le restrizioni a cui l’emergenza per la pandemia di Covid19 ci hanno visto un po’ tutti coinvolti. Tu come hai vissuto quel primo periodo di restrizioni e come stai vivendo ora quella che sembra essere la strada verso un lento ritorno alla normalità?

È stato strano trovarmi improvvisamente ferma dopo tre anni di tour per festival e librerie senza delle vere e proprie interruzioni. Mi sono resa conto che ero esausta, fisicamente e psicologicamente, ma che non mi permettevo di esserlo perché la gioia di incontrare i lettori superava di gran lunga la stanchezza e gli acciacchi. Quindi il lockdown è stata anche un’occasione per riprendere fiato, recuperare libri arretrati che da troppo tempo mi aspettavano sul comodino e ritrovare me stessa. Confesso che ora, dopo la pausa forzata, è stato bellissimo tornare a incontrare i lettori di persona, e sentire in maniera tangibile l’affetto nei confronti della mia creatura.

  • Quando sembra che tu sia riuscita a toccare l’apice dell’originalità, riesci a stupire una volta di più i tuoi lettori più assidui. Riuscire a coniugare fede e meccanica quantistica per poi inserirli in maniera coerente e compiuta all’interno di un grande thriller devo dire è un colpo di genio di grande livello. Come ti è venuta questa idea?

Sono una persona estremamente curiosa, oltre che una lettrice assidua ed eclettica, continuamente alla ricerca di storie che sappiano appassionarmi, a maggior ragione se riescono a tirarmi fuori dalla comfort zone. È proprio tramite un libro che ho scoperto i legami tra certe forme di misticismo e la meccanica quantistica, Tutto è uno di Michael Talbot. È stata una folgorazione: ho capito subito che era esattamente la suggestione che stavo cercando per Cambiare le ossa.

  • Credo che “cambiare le ossa” non sia solo il titolo di un bellissimo thriller, ma rappresenti qualcosa di più, possa essere inteso come un’espressione che racchiude in se un valore più ampio. Ci puoi spiegare cosa significa per le la locuzione “cambiare le ossa”?

Per me, “cambiare le ossa” significa qualcosa di profondo e personale, legato a un incontro o a un evento così sconvolgente da mettere in crisi il mio sistema di certezze, cambiando metaforicamente la mia stessa struttura. Per esempio, la scrittura mi ha cambiato le ossa.

  • Come sempre alla fine della nostra intervista torna la domanda di rito, quella a cui ogni tuo lettore affezionato vorrebbe una risposta positiva. Aurora tornerà ancora ad indagare su nuovi casi? Ci sarà ancora spazio in futuro per lei e magari pure per suo padre che tanto è stato apprezzato nel tuo precedente libro?

Assolutamente sì, a entrambe le domande.

  • E’ vero che hai appena dato alle stampe il tuo ultimo libro, ma hai già in mente nuove idee per nuovi libri? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?

Sono costantemente al lavoro su nuove idee. Al momento mi sto concentrando su Dylan Dog, presto ci saranno delle belle novità.

Grazie di cuore Barbara per essere stata ancora una volta nostra graditissima ospite e come sempre speriamo di poterti ospitare ancora presto qui sulle pagine dei Gufi Narranti per parlare di nuove avventure di Aurora o di nuove idee letterarie che avrai voglia di condividere con noi.

Grazie di cuore a voi!

 

David Usilla

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