Intervista a Monica Florio – “Un tiro mancino” – L’erudita edizioni.

Intervista a Monica Florio – “Un tiro mancino” – L’erudita edizioni.

Abbiamo da poco recensito “Un tiro mancino”, scritto da Monica Florio, edito dall’Erudita Edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autrice. Buongiorno, grazie essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

  • Come nasce l’idea per il tuo libro?

-Volevo raccontare una storia in cui fossero in primo piano i piccoli e grandi drammi dell’adolescenza: il confronto – destinato a tramutarsi spesso in uno scontro – con i coetanei, l’interazione con i social che, pur rappresentando talvolta l’unica valvola di sfogo per i giovani, creano una dipendenza, il rapporto difficile con il proprio corpo in un’età nella quale la bellezza è considerata come il principale criterio di valutazione.

2) Come credi sia cambiato il mondo attuale rispetto al “nostro”?

– Oggi è favorito chi mostra una maggiore capacità di adattamento ai continui cambiamenti in corso. Il cinismo ha impoverito le relazioni umane che si traducono spesso in alleanze provvisorie. Questa precarietà dei rapporti danneggia in particolare i giovani che, per la loro inesperienza, sono predestinati a essere manipolati. Apparentemente protetti dalle famiglie, i ragazzi sono incapaci di reggere le forti pressioni a cui sono sottoposti – come è dimostrato della diffusione di comportamenti alimentari scorretti e dall’impennata del numero dei suicidi – e divengono facilmente vittime dell’ansia e della depressione.

3)Qual è ora il ruolo effettivo della scuola?

– Confesso di non nutrire molta fiducia nella scuola perché, invece di potenziare le qualità di ogni ragazzo, di fatto discrimina e penalizza coloro che non ricalcano il modello standard dello studente. Inoltre, è sempre stata asservita a una mentalità borghese che premia i soggetti più integrati e facili da gestire.

Nel tentativo di stare al passo coi tempi e di preparare al mondo del lavoro, la scuola odierna dimentica di non essere deputata solo a istruire ma di avere anche un ruolo educativo e formativo. Questo importante compito viene del tutto disatteso quando la scuola non combatte con la necessaria durezza manifestazioni di violenza ormai dilaganti come il bullismo.

4) Perché l’amicizia può essere salvifica o dannosa? E quella dannosa è davvero amicizia?

-In questa fase di transizione che è l’adolescenza è importante essere accettati per quello che si è, senza maschere.  Se le difficoltà vengono affrontate insieme, l’amico ha un ruolo decisivo, soprattutto in assenza di un dialogo in famiglia. Ovviamente, se tra coetanei si innescano delle dinamiche competitive e si abusa della fiducia di chi è più fragile e sensibile, si crea uno squilibrio che si ripercuote negativamente sul rapporto di amicizia.

5)La scrittura può essere terapeutica?

-La scrittura è terapeutica perché, nel dar forma a un mondo immaginario, aiuta a vivere meglio la propria esistenza. In particolare con la narrativa, che è essenzialmente finzione, viene stimolata e potenziata la capacità del soggetto di raccontare realtà talvolta distanti dal proprio vissuto. La scrittura si traduce in un’occasione mancata nel momento in cui esaspera al massimo la mania di protagonismo di chi scrive, divenendo autoreferenziale.

6) Quando hai capito che la scrittura è una tua qualità?

-Essendo una persona introversa, ho dovuto superare tante incertezze e paure prima di approdare alla narrativa. Quando ho raggiunto la consapevolezza di ciò che sapevo fare, sono diventata una professionista della cultura in grado di fornire aiuto, in qualità di editor, agli esordienti. Non avrei potuto farlo se non avessi maturato l’esperienza necessaria anche grazie alle mie pubblicazioni, nelle quali ho dovuto affrontare in prima persona le difficoltà e i problemi connessi alla narrazione di una storia.

Grazie mille a  Monica Florio per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

Sandra Pauletto

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