Intervista a Lorenzo Allegrini – La leggenda del Capo di Buona Speranza – IlViandante edizioni

Intervista a Lorenzo Allegrini – La leggenda del Capo di Buona Speranza – IlViandante edizioni

Abbiamo da poco recensito il volume di Lorenzo Allegrini: La leggenda del Capo di Buona Speranza edito da IlViandante edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere.

Innanzitutto grazie per essere passato a trovarci, e diamo il via all’intervista:

La sua opera: La leggenda del Capo di Buona Speranza presenta molti riferimenti letterari. Quali sono gli autori che considera i suoi punti di riferimento e quali sono state le fonti del suo poema?

I poemi sono come Belfry, la torre dell’orologio di Bruges: sono pieni di complessi ingranaggi, che si muovono all’unisono in modo tale da suonare una melodia che arrivi all’orecchio e al cuore di più persone possibili. Non c’è spazio per elencare tutti gli ingranaggi de La leggenda del Capo di Buona Speranza, che poi sarebbero i riferimenti letterari. Mi limiterò a quelli principali. Quando ho deciso di inventare un mito sulla nascita di una meraviglia della natura come la penisola del Capo, ho pensato che sarebbe stato importante far lavorare la mia fantasia su solide fondamenta culturali e ho studiato per diversi mesi il mito locale delle popolazioni sudafricane, a cui appartiene il protagonista Heitsi-Eibib, e cercato tutti i racconti e le leggende europee su quello che inizialmente veniva chiamato Capo delle Tempeste. Dal fronte delle ricerche europee escono, ad esempio, la protagonista femminile, Teti, presa dal mito greco e da I Lusiadi, il capolavoro della letteratura portoghese, e l’Olandese Volante, in particolare la versione del libretto di Wagner. Questi ingranaggi mi hanno aiutato a suonare dunque una melodia credibile che parla di temi sempre attuali, come il razzismo e il colonialismo, ed evocativi, come l’amore e il viaggio.

Il viaggio è uno dei grandi temi della letteratura di ogni tempo, oltre che della sua, a partire da Apocalisse Pop! Ci racconti del viaggio in Sudafrica che ha dato origine a questa opera.

Il poema nasce da un viaggio che ho realmente fatto in Sudafrica nel marzo del 2018. Nel prologo in prosa, in cui invento l’invito di un mio ex compagno di Università (che non esiste), il lettore viene accompagnato nel Paese attraverso i miei occhi reali di viaggiatore: quelle che si leggono, sono esperienze che realmente ho fatto, incluso mangiare il filetto di struzzo. Cape Town e l’Africa in genere, mi hanno colpito, per alcune dinamiche socio-economiche totalmente distanti dall’Europa, perché tipiche di un contesto coloniale. E poi la natura: l’ispirazione per il poema mi è venuta mentre ero in cima alla Table Mountain, l’impressionante montagna piatta che domina da un lato Cape Town e dall’altro la penisola del Capo. Sembrava di essere sulla spalla di un gigante che con il braccio separava due oceani.  

Quali altre foto “letterarie” ha incorniciato e attaccato in casa sua, a parte la veduta della baia di Cape Town dalla Table Mountain?

Solo quelle ho appese in casa, giuro. Sono due panoramiche fatte con uno smartphone, per inquadrare la vista dai versanti nord e sud della Table Mountain, e sono venute così bene che ho voluto incorniciarle. Poi nel libro ci sono altre foto che vogliono testimoniare il fatto che La leggenda del Capo di Buona Speranza è un libro onesto, che parla di viaggio nascendo da un viaggio reale. Il poeta viaggiatore, o se volete lo scrittore viaggiatore, è qualcosa di concreto nella storia della letteratura – basta pensare a Rimbaud o al nostro Dino Campana – perché il viaggio evoca storie incredibili e di per sé è una storia incredibile. Com’è possibile non sognare quando si è in viaggio?

L’epica è un genere ibrido tra la narrazione e la poesia. In che modo   Lorenzo Allegrini struttura le sue ottave. Parte dall’ispirazione, dal verso gratis di Valery o scrivendo in prosa per poi seguire un processo inverso rispetto alla parafrasi?

Scrivo direttamente in versi. La prima fase è quella della documentazione e dello studio. Quindi costruisco la sinossi del poema e inizio a farmi trasportare dalla versificazione del poema, che rappresenta a sua volta un viaggio, con idee che vengono a ogni ora del giorno e della notte, e che io fisso sul mio smartphone grazie alla scrittura in cloud. L’ottava rima, la strofa del poema cavalleresco, è stata scelta perché è perfetta per un romanzo come La leggenda del Capo di Buona Speranza, che è prima di tutto una storia coinvolgente e ricca di colpi di scena. Dopo la terzina di Apocalisse Pop! e l’ottava de La leggenda del Capo di Buona Speranza, spero in futuro di sperimentare anche nuove forme metriche, senza rendere la tradizione contemporanea, ma spingendomi ancora oltre. Per ora godetevi questi due poemi, che di sorprese e di usi disinvolti e innovativi del verso ce ne sono…

Ha portato i suoi testi precedenti a teatro con un ottimo successo. Cosa ha in mente per far uscire questi nuovi versi fuori dalla pagina e magari farli arrivare fino in Africa?

Già adesso presento La leggenda del Capo di Buona Speranza con una vera e propria performance che punta a coinvolgere e a emozionare il pubblico venuto ad assistere all’evento. Tuttavia sto valutando l’ipotesi di farne una versione un po’ più lunga e di trasformarlo in un vero e proprio monologo teatrale a partire dal 2022. Alla fine dell’anno deciderò sulla fattibilità di questo progetto. Inoltre il mio sogno sarebbe quello di presentare questo spettacolo in Africa, in una ex colonia italiana, come l’Eritrea, dove ci sono persone che parlano la nostra lingua e possono comprendere il messaggio del poema, e immergermi totalmente nel nostro rimosso coloniale, passato e presente, che certamente non ci fa onore ma su cui è giusto che riflettiamo, anche per capire meglio il senso dell’immigrazione che è un tema cruciale dei nostri tempi.

 

Ringraziamo Lorenzo Allegrini per la disponibilità, arrivederci a presto sulle pagine de I gufi narranti

 

Simone Consorti

 

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