Intervista a Chiara Francesca Cesaroni – Hope – Il fiorino

 

Recensimmo ad Ottobre del 2020 il romanzo Hope di Chiara Francesca Cesaroni, romanzo uscito in self publishing grazie al sistema KDP di Amazon. Ora una piccola ma storica casa editrice modenese, Edizioni Il Fiorino, ha deciso di scommettere su di lei e di pubblicare sotto la propria insegna questo meraviglioso libro. Cogliamo l’occasione per ripubblicare l’intervista che facemmo a Chiara a suo tempo e ne approfittiamo per integrarla, in coda alla vecchia intervista, con alcune nuove domande così da fare anche un piccolo bilancio di quella che è stata la vita di questo libro e della sua autrice.

Buongiorno Chiara, mi permetto, se sei d’accordo, di darti del tu. Partiamo con le domande:

  • Essendo la prima volta che ti recensiamo e che di conseguenza ti intervistiamo, ci piacerebbe sapere un po’ chi è Chiara Francesca Cesaroni donna e chi è Chiara Francesca Cesaroni scrittrice?

Fondamentalmente non c’è alcuna differenza. Forse solo nel secondo nome, che ho deciso di inserire per impreziosire quello scritto sulla carta d’identità. In effetti il mio nome completo è Chiara Francesca Cesaroni, ma all’anagrafe sono solo Chiara Cesaroni. A parte questo particolare non c’è alcuna differenza: svolgo un lavoro normale, adoro il cinema e la musica, leggo molto, sono una persona solitaria (con qualche anomalo picco di socialità sparso qui e là), sono un’ex nuotatrice, ho studiato canto per tanti anni, pratico Healing Voice (canto energetico curativo) e tra le altre cose ho scritto un libro. Non c’è alcuna differenza tra la Chiara donna e la Chiara scrittrice perché non sono due distinte parti di me: ho la necessità di raccontare proprio come quella di respirare.

 

 

  • Come nasce l’idea di scrivere un libro?

L’idea ha preso forma da un semplice bisogno: ho sempre avuto l’esigenza di scrivere, di appuntarmi tutto a mano, cosa che faccio tutt’ora. Casa mia è invasa da foglietti volanti che recitano i pensieri della giornata o più banalmente che mi ricordano le cose da fare. Ma ricordo anche, che sin da bambina, adoravo le favole, infatti, costringevo mia madre a inventare storie della buonanotte che dovevano essere tutte rigorosamente differenti. Volevo immergermi in mondi diversi dal mio e, come per la scrittura a mano, nemmeno questo è cambiato. C’era, però, un problema che accomunava tutte le fiabe: ogni storia aveva sempre almeno un particolare che non mi garbava. Quindi, nell’arco del tempo, ho maturato l’idea che, se le favole che leggevo o mi venivano raccontate non mi soddisfacevano per questo o quel motivo, avrei potuto raccontare le mie storie. Così, costruito parola per parola con carta e penna, è nato “Hope”.

 

  • Il tuo libro, uscito da poco sulla piattaforma Amazon, se ho capito bene ha avuto una gestazione molto lunga. Ci racconti come è nato e come si è evoluto il progetto di Hope?

Sì, ha avuto una gestazione lunghissima: ben tredici anni. È nato nel periodo romantico della mia vita, infatti, la prima stesura di “Hope” era un puro romanzo rosa (ovviamente scritto a mano). In quel periodo stavo vivendo la mia prima storia d’amore e, siccome non stava andando bene, avevo bisogno di scrivere la storia d’amore che avrei voluto vivere. Ed ecco la prima stesura di “Hope”. Poi, però, come succede spesso, non ero pienamente soddisfatta del mio operato; sentivo che potevo fare di più. Alla fine, riscrittura dopo riscrittura, la mia vena thriller si è fatta sentire e con lei si è delineato anche il mio stile, così ha preso forma l’ultima versione del mio romanzo. Della prima stesura non è rimasto nulla, se non i personaggi.

 

  • Hai ambientato il tuo libro su tre piani spazio temporali differenti, come mai questa scelta narrativa?

Una cosa che mi ha sempre fatto pensare è la frase: il passato è passato, vivi il presente. È una frase che ho sentito fin troppo spesso e che ho sempre detestato perché è grazie al mio passato se io oggi sono quella che sono. Il mio non vuole assolutamente essere un invito a vivere nel passato, ma non si possono trattare i giorni trascorsi come un vecchio paio di scarpe che getti quando sono consumate. Negare il proprio passato è come negare sé stessi. Il nostro presente è figlio del nostro passato, quindi, ho deciso di sottolineare proprio questo concetto nel mio libro, volendo specificare che ciò che abbiamo fatto ieri inevitabilmente ci seguirà nell’oggi. I tre piani spazio temporali servono a far arrivare meglio il messaggio del movimento azione-reazione, oltre che ad arricchire la storia.

 

  • Il personaggio di Claire è molto particolare e intrigante nella sua caratterizzazione. Quanto c’è di te in lei e nei personaggi del libro?

Forse dovrei definire questo romanzo una terapia, in quanto questo libro parla di me. In ogni riga, in ogni personaggio, in ogni vicenda ci sono io. Si è concluso un ciclo e ora è il momento di cominciarne un altro.

 

  • Se del romanzo fosse fatta una trasposizione su piccolo o grande schermo, chi potrebbe interpretare i personaggi principali?

Sono una persona molto immaginativa, non per niente mi sono diplomata in cinema. Non ho avuto la minima difficoltà a vedermi sfilare le scene del libro davanti agli occhi come fossero scene di un film, di conseguenza ho immaginato che i personaggi da me scritti avessero volti di attori e attrici noti.

Il primo che ho immaginato è stato Morgan Atkins che nella mia testa aveva le sembianze di Pierce Brosnan. Sono seguiti i suoi figli: David e John Atkins rispettivamente come Zac Efron ed un giovane Colin Farrell. Stanley Hawkins ha sempre avuto le simpaticissime fattezze di un giovane Jack Black. Edgar, invece, non ha mai avuto altri connotati se non quelli di Alfred Molina. Claire è stata la più difficile perché la immaginavo come una versione cinematografica di me stessa. Poi è arrivata l’illuminazione quando ho scoperto l’attrice Sarah Bolger, che, se portasse una 44/46, sarebbe Claire.

 

  • Se tu potessi abbinare al tuo libro una colonna sonora, quali canzoni del panorama mondiale, sceglieresti per sottolineare al meglio la storia?

Ho scritto il libro ascoltando la musica degli Imagine Dragons. Trovo che le loro sonorità siano coinvolgenti, giovani e classiche allo stesso tempo. Quindi perché non usare i loro singoli per accompagnare la mia storia?

 

  • Hai scelto di far partire la storia dall’Irlanda e di farla evolvere negli Stati Uniti. Cosa significano per te queste due terre? Come mai le hai volute come location del tuo thriller?

Io sono figlia di un’italiana e di un brasiliano e quindi l’esotico e l’estero fanno parte della mia cultura familiare.

Il mio primo viaggio negli USA risale al 2002 e ricordo di essermi innamorata di quel paese, tanto che ho vissuto per sei mesi a San Francisco nel 2015. Gli Stati Uniti sono stati importanti per me perché spesso, a livello mentale, mi sono sentita più capita lì che in Italia. Per quanto riguarda l’Irlanda, invece, nel 2012 ho fatto il mio primo viaggio a Dublino e ci ho lasciato il cuore, da allora ci sono tornata altre due volte ed è sempre come tornare a casa.

Il mio è stato un omaggio a due delle terre che amo di più, per questo le ho volute come location del mio romanzo.

D: Credo che quando si inizia un percorso come quello che ti ha portato prima a scrivere il libro e poi a vederlo pubblicato ci si pongano un sacco di domande e si possa essere a volte presi dai dubbi. Se oggi il tuo libro finalmente ha spiccato il volo ti senti di dedicare a qualcuno in particolare questo tuo piccolo successo?

 

R: Alla mia famiglia senza dubbio che è sempre stata saldamente al mio fianco in questo percorso. Ad Edizioni Il Fiorino perché senza di loro non avrei potuto realizzare il mio sogno. Alla mia amica Ilaria Pellizzato, pregevole artista e profondissima anima, che ha disegnato la copertina di Hope che, personalmente, adoro. Al mio carissimo amico Federico e a mia sorella Caterina per la pazienza enorme che hanno avuto nel leggere e rileggere il testo. E al mio eccezionale fidanzato che ha tifato e continua a tifare per me.

 

 

Ringraziamo Chiara Francesca Cesaroni per il tempo dedicatoci, e le facciamo un enorme in bocca al lupo per il proseguo della sua carriera letteraria. La aspettiamo presto nuovamente sulle pagine de i gufi narranti

David Usilla

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