“Un piede in due scarpe” di Bruno Morchio

“Un piede in due scarpe” di Bruno Morchio

 

Bruno Morchio, psicologo e scrittore genovese, è uno dei maggiori giallisti italiani grazie anche alla serie dedicata ad uno dei personaggi più famosi ed amati dai lettori: l’investigatore privato Bacci Pagano.

Morchio, dopo dieci avventure del suo Bacci, con “Un piede in due scarpe”, pubblicato da Rizzoli, cambia completamente personaggi ambientando la storia negli anni novanta, sempre però nella splendida cornice della città della lanterna.

<<Regàle, addossata ad una collina, superba per uomini e per mura. Il suo solo aspetto era in grado di indicarla Signora del mare>>

“Petrarca”

Una Genova invernale e spazzata dalla gelida buriana, si offre da palcoscenico per un giallo sentimentale, ambientato nel 1992, durante i lavori per la conversione del Porto Antico in centro culturale e zona commerciale, in occasione delle celebrazioni per i cinquecento anni della scoperta dell’America.

Il 1992 è anche l’anno del terremoto politico-giudiziario di tangentopoli. Il 17 febbraio Luca Magni, il responsabile di una cooperativa di pulizie, attrezzato come un agente segreto, incastra Mario Chiesa, presidente dell’albergo Trivulzio che si fa beccare con “le mani nella marmellata” dai carabinieri dopo aver intascato una mazzetta di sette milioni di lire. Lo scandalo delle corruzioni si allargherà in breve come una macchia d’olio a tutto il sistema politico in generale.

Avvenimenti, questi, che fecero sperare radicali cambiamenti, in seguito all’azzeramento del quadro politico italiano, ma che in realtà risultarono illusori.

Paolo Luzi è uno psicologo, tormentato da un passato straziante e doloroso, che tutte le mattine, da lunedì a venerdì, dalla sua abitazione di Porta delle Chiappe percorre in discesa la creuza che, tagliando in verticale la città, lo porta in via San Bernardo dove si trova il fatiscente palazzo del XVI secolo che ospita il suo studio.

Un martedì di febbraio, gelido e piovoso, Luzi, trova seduta sull’ultimo gradino dello scalone del secondo piano, davanti alla porta dello studio, una giovane ragazza con i capelli rossi bagnati di pioggia che lo attende. Accolta nel proprio studio, Teresa Gorrini chiede allo psicologo di farla recedere dall’intento di uccidere l’ex fidanzato e attuale amante Luca Latorre.

Luca è stato il suo fidanzato finché non ha deciso di sposare la ricchissima amica Sonia, figlia di Carmelo Cersòsimo, importatore, di origine calabrese, di baccalà e stoccafisso e leader del settore nel nord Italia. Il matrimonio, forse dettato più da interessi materiali, che da vero sentimento, non è riuscito a rompere il legame tra i due ex fidanzati, che hanno continuato negli anni ad amarsi e frequentarsi di nascosto.

Teresa confida a Luzi di aver maturato la decisione di uccidere Luca, dopo che questi ha manifestato la volontà di mettere fine alla loro storia clandestina raccontando tutto alla moglie Sonia, ma mentre raccoglie questa dichiarazione, Paolo Luzi avverte un irrigidimento del collo e un successivo giramento di testa. Segno inequivocabile di quella premonizione, che ormai ha imparato a riconoscere e a conviverci, che lo avvisa quando un interlocutore mente spudoratamente.

Qualche giorno dopo, Luzi, tra una visita ed un’altra, si prende una pausa e si avvia verso il “Caffè degli Specchi” in Salita Pollaiuoli e passando davanti ad una edicola, la sua attenzione viene attirata dalla notizia in prima pagina sul “Decimonono” della morte del giovane dirigente della Cersòsimo: Luca Latorre, ucciso con due colpi di pistola con il silenziatore, sparati alle spalle.

 

“Caffè degli specchi” di Genova

Il commissario Diego Ingravallo, che malgrado il nome è nato a Bressanone, coadiuvato dall’ispettore capo romano Demetrio Aleotti, affronta il caso privo di preconcetti con attenzione e giudizio, al contrario dell’ispettore condizionato dalle apparenze e dai pregiudizi. Dopo i primi accertamenti sembrerebbe che il movente sia il delitto passionale e Teresa Gorrini viene arrestata con l’accusa di omicidio volontario, malgrado si dichiari innocente.

Luzi, convinto della sua impressione sulla innocenza della ragazza, contatta il gruppo di amici del liceo di Teresa, chiamati “Gli Inseparabili”, per cercare di fare luce sull’assassinio del ragazzo. Il gruppo è composto in gran parte da personaggi dell’alta società genovese, tranne la vittima e Teresa.

Il giovane avvocato Marco Treves che lavora nello studio legale paterno, la stravagante e affascinante marchesa decaduta Federica Brignole Sale, la mite e corpulenta Gioconda Marenco, figlia di un imprenditore del cioccolato dell’Alto Monferrato e naturalmente anche Sonia Cersòsimo, moglie di Luca.

Anche Ingravallo non è del tutto convinto della colpevolezza della ragazza e quando Luzi gli confida la sua sensazione, il commissario gli chiede di poterlo aiutare nella indagine. Insieme riusciranno alla fine a risolvere il caso.

Il romanzo è suddiviso in tre parti: Un Preludio con incipit del V° canto dell’Inferno di Dante, e due Interludi, il primo introdotto da un canto dell’Infinito di Leopardi e l’altro dalle Rime di Dante.

L’autore si è divertito ad integrare il romanzo di citazioni letterarie, con continui riferimenti ad autori come: Dante, Leopardi, Kafka, Salinger, Kundera, Tommaso Landolfi, Georges Simenon, Mann, Musil, Roth, Bulgakov, Manzoni, Borges, Fruttero & Lucentini, Lucarelli. Anche il personaggio del commissario Ingravallo è un chiaro omaggio che l’autore dedica al commissario-filosofo Francesco Ingravallo del romanzo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda.

Seppur nascosta con abilità si può scovare anche una velata citazione a se stesso quando, l’autore, parla del “profumo delle bugie” romanzo del 2012.

Io ho trovato un romanzo sull’amore e sull’amicizia, con tutte le sue sfaccettature, ma specialmente su quegli amori impossibili, come si intuisce da subito con il primo incipit di Dante che narra la triste storia di Francesca da Rimini e dell’amante Paolo Malatesta, uccisi dal marito di lei, Gianciotto.

Seguendo il canovaccio del classico giallo dove, dopo la descrizione dell’ambiente ci si imbatte nell’omicidio, nell’indagine e alla fine nella soluzione, Morchio, con abilità costruisce un’architettura narrativa senza dover ricorrere a descrizioni violente ma mantenendo ugualmente il lettore incollato alla lettura fino alla fine.

Bruno Morchio

Cambiano i personaggi, ma l’unica che rimane immutata nel tempo, conservando il suo irresistibile fascino è la città bifronte, con una faccia rivolta verso al mare e una verso la collina e solo chi non ha mai avuto il piacere di vederla non può capire. Morchio, ci conduce per Genova attraverso i carruggi, le crose e le piazzette, con i bar, le botteghe e i fornai dai quali si “spantegano” gli odori del pane e delle focacce calde e fragranti.

Non è una lettura scontata, sebbene lo stesso autore tenga a precisare che ci troviamo davanti ad un giallo leggero. Oltre alle numerose citazioni letterarie, nel romanzo incontriamo personaggi apparentemente minori, come i pazienti di Paolo Luzi, Maria Luisa Parodi, insegnante di Greco e Latino o Luciano Pellizzetti, caporeparto all’Italsider, ma invece assolutamente essenziali nell’equilibrio del racconto che ci danno la giusta dimensione dello spessore letterario di Morchio.

<<Niente è più terapeutico come una seduta dal parrucchiere>>sostiene la madre di Sonia in un passaggio del romanzo. Questa è una fulminante battuta che sta a testimoniare l’uso misurato dell’ironia con il quale Morchio ricorre mai forse come in questo romanzo.

Ho percepito un ritmo narrativo più lento rispetto ai romanzi che vedono Bacci protagonista, ma assolutamente funzionale che consente al lettore di poter godere e giudicare le varie situazioni con maggiore attenzione.

Morchio aveva già in passato momentaneamente abbandonato Bacci Pagano, come nel 2015 quando scrisse “Il testamento del Greco”, in questo con “Un piede in due scarpe” ci presenta due nuovi personaggi interessanti; Luzi, l’alter-ego dell’autore, e Ingravallo che hanno dimostrato di avere le carte in regola per poter aspirare ad una serie tutta loro, in attesa dell’annunciato ritorno di Bacci.

 

Alberto Zanini

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