The Hateful Eight – Alti contenuti. Messa in scena rivedibile.

The Hateful Eight

 50763

Anno: 2015

Titolo originale: The Hateful Eight

Paese di produzione: USA

Genere: western, giallo

Regia: Quentin Tarantino

Produttore: Richard N. Gladstein, Shannon McIntosh, Stacey Sher

Cast: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demiàn Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, James Parks, Channing Tatum, Dana Gourrier, Zoe Bell, Lee Horsley, Gene Jones, Keith Jefferson, Craig Stark, Belinda Owino

 

Una diligenza attraversa una bufera nel Wyoming. Un Cristo Misericordioso di legno è quasi completamente ricoperto dalla neve. Ad interrompere la faticosa marcia della carrozza è la figura di Marquis Warren, cacciatore di taglie afroamericano, ex soldato dell’Unione. E’ seduto su di una pila di suoi cadaveri, che deve riscuotere a Red Rock. Per arrivarci ha bisogno di un passaggio. Curiosamente anche i passeggeri della diligenza sono diretti lì: il cacciatore di taglie John Ruth e la criminale Daisy Domergue, prossima all’impiccagione. Nonostante la riluttanza Ruth decide di ospitare Warren e insieme si rimettono in cammino per Red Rock; prossima fermata l’emporio di Minnie, dove sosteranno costretti dalla neve per riscaldarsi con un caffè caldo. Ancora una volta però il convoglio si arresta e ne approfitta il sudista Chris Mannix, fresco di nomina a nuovo sceriffo proprio di Red Rock. Il caso ha voluto che queste persone si incontrassero nella stessa occasione, quando ognuno di loro ha qualcosa a che fare con l’altro. Ma è solo l’inizio. Giunti all’emporio di Minnie John, Marquis, Daisy, Chris e il cocchiere O. B. non trovano ad ospitarli i proprietari Minnie e Sweet Dave, ma altri quattro individui: Bob, un messicano misterioso che dice di aver preso in affidamento temporaneamente il locale,Oswaldo Mobray che per giunta sostiene di essere il boia di Red Rock, l’insolito cowboy Joe Gage e il vecchio ex generale Sanford Smithers. Le circostanze sono ancora una volta insolite e sia Marquis che John nutrono qualche perplessità al proposito. I racconti al riguardo di ciò che sono e ciò che devono fare i presenti si alternano, nella semi oscurità dell’emporio sotto il sibilo sinistro della tempesta che imperversa all’esterno, fino a che i sospetti sulla veridicità di questi trovano un fondamento e a questo punto non ci si può fidare più di nessuno.

The_Hateful_Eight_9
Oswaldo Mobray, John Ruth e Daisy Domergue.

L’ottavo film di Tarantino è un gigantesco tomo di più di 3 ore con una struttura quasi operistica, accompagnato dalle musiche ottimamente eseguite del maestro Ennio Morricone. Meritata la vittoria dell’Oscar per la migliore colonna sonora da parte dello straordinario compositore, nonostante potesse essere seriamente insidiato dal lavoro di Junkie XL per Mad Max: Fury Road. Suddiviso come da tradizione in capitoli graficamente maniacali, The Hateful Eight è indubbiamente anche il film più politico del regista americano. Da un punto di vista tecnico il livello è alto e si eccepisce già dall’inizio, dove una notevole fotografia ritrae cime innevate e boschi infiniti. Stilisticamente parlando Tarantino abbandona il racconto di vendetta a cui si era ormai abituato con i capolavori Kill Bill, Bastardi Senza Gloria e Django Unchained per ritornare sui sentieri immorali degli altrettanto eccezionali Le Iene e Pulp Fiction. Questo rinato amore trova terreno fertile in una storia di critica alla società americana che risale al suo concepimento. Il periodo in cui è ambientata la vicenda, post guerra civile, è infatti ricolmo di un sentimento di odio straripante tra afroamericani e americani bianchi, che ha la sua trasposizione fisica in una violenza gratuita brutale e fine a se stessa che più tarantiniana di così non si può. Il rischio è naturalmente quello del selvaggio west, cioè la facilità di ricevere una pallottola in testa o essere impiccati. In questo caso una figura positiva non esiste ed è evidente che per Tarantino avidità e cattiveria appartengano a tutto il genere umano, bianchi e neri indistintamente. E così anche alla fine di tutto, immersi nel sangue e nella sofferenza saranno proprio questi uomini a scannarsi per una sporca taglia e non accetteranno mai di rinunciarci fino a che la morte non sopraggiungerà. Per l’excursus in una simile tematica l’impegno del regista è sicuramente ineccepibile e lo si può evincere per esempio dal bel dialogo tra Warren e Chris sulla diligenza, a metà tra la vendetta etnica e la furia omicida.

L’abilità nella retorica è sempre stato uno dei punti forti dei film in cui gli attori feticcio di Quentin hanno recitato. I dialoghi fluenti, brillanti, spiazzanti e imprevedibili hanno sempre fatto la differenza e hanno sempre conquistato il pubblico in Pulp Fiction o in Kill Bill, ma in questo caso forse siamo di fronte al primo vero sproloquio di Tarantino. A mio parere infatti la dipendenza dal suo canone, in diversi punti, affloscia il racconto estendendone eccessivamente durata e contenuti, a causa di una logorrea che esaspera i discorsi dei personaggi. La lunghezza complessiva non aiuta e The Hateful Eight non mi ha coinvolto come lo aveva fatto l’esaltante viaggio di vendetta di Uma Thurman. Qui ad esempio l’azione non c’è e la tensione esplode solo nel finale sanguinoso ed esagerato. A questo proposito il regista dimostra di saperci ancora fare, assistito dal mago degli effetti splatter Greg Nicottero, inventandosi un trucco visivamente terrificante che vede zampillare in maniera orrida le bocche di alcuni personaggi.

L’orgia di cattiveria della fine, tra flashback e non, risulta meno efficace del solito e azzera la tipica catarsi tanto emozionante e liberatoria dei grandi eroi costruiti a regola d’arte in precedenza. The Hateful Eight nonostante il trailer fuorviante è probabilmente il lavoro più crudo e cattivo di Tarantino. Saltuariamente si ride anche, per l’esagerata scurrilità delle espressioni.
Il cast è solido, rodatissimo e prevede immedesimazioni perfette, tra cui la migliore in assoluto è quella della Leigh nei panni di Daisy Domergue, luciferina, strafottente, scalcinata e pazza, avrebbe meritato l’Oscar.

The Hateful Eight da’ tanto a livello di contenuti ma toglie altrettanto in finezza del racconto e classe visiva. Il risultato continua a non convincere fino in fondo.

 

Zanini Marco

1

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.