La pulce della neve (con buona pace di Branduardi)

L’insetto di oggi è la pulce della neve, niente ha in comune con la pulce alla quale state pensando, soprattutto se avete in casa cani o gatti.

Deve il suo nome al fatto che anche la nostra pulce delle nevi salta per spostarsi, e raggiunge nei suoi salti fino a 5 cm d’altezza.

La pulce della neve vive in gruppi molto numerosi in ambienti molto freddi come i nevai e i ghiacciai, dove non è tanto difficile vederle, in quanto, essendo la neve candida e loro di colore più scuro, nei luoghi in cui si concentrano, la neve assume un colorito grigio sporco.

E’ più facile vederle alla base degli alberi.

La pulce della neve misura mediamente 3,5 millimetri e non è capace di volare, nonostante il maschio sia provvisto di ali, seppur rudimentali, e falciformi, ossia incurvate ad uncino.

La femmina della pulce della neve a differenza del maschio non possiede ali, ma il suo minuscolo corpo è provvisto di un ovopositore di notevoli dimensioni (in proporzione ovviamente).

Sia nel maschio che nella femmina troviamo invece i tratti classici di tutti i mecotteri ossia una lunga testa che termina con una specie di becco che serve loro per succhiare il cibo.

Si nutrono prevalentemente di muschi e di resti vegetali.

la pulce della neve

Il rituale dell’accoppiamento della pulce della neve non ha nulla di caratteristico: banalmente il maschio si agrappa alla femmina prescelta, la quale lo fa salire sul proprio dorso permettendogli la fecondazione.

I salti della pulce della neve sono invece particolari perché non sono mai uno di seguito all’altro.

Una volta “atterrato” infatti,  l’insetto rimane per qualche secondo in posizone di difesa prima di spiccarne un altro.

Gli studiosi sono interessati a questo piccolo insetto per la sua capacità di resistere alle basse temperature.

Pare che nel suo sangue ci sia una proteina che permette questo, diversa dalle solite proteine antigelo presenti nei viventi. Questa particolare proteina è infatti ricca di glicina.

Gli studiosi mirano a migliorare la conservazione dei tessuti umani prelevati per i trapianti d’organi.

Se si riuscisse a prevenire la formazione dei cristalli di ghiaccio all’interno dei tessuti, sarebbe possibile conservarli a temperature inferiori facendo sì che l’organo riesca a rimanere per un lasso maggiore di tempo all’esterno del corpo.

Speriamo quindi che questo minuscolo animaletto riesca a darci un grande regalo!

Sandra Pauletto

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