La porta dell’Inferno di Francois-Auguste-René Rodin

Francois-Auguste-René Rodin

La porta dell’Inferno di Francois-Auguste-René Rodin

Francois-Auguste-René Rodin nasce a Parigi il 12 novembre 1840. Diventa allievo di Lecoq de Boisbaudran dopo esser stato per tre volte rifiutato dall’accademia delle belle arti. Con il maestro affina le sue capacità artistiche e fa amicizia con Léon Lhermitte.

Importante per lo sviluppo della sua tecnica è il perido che passerà in Italia in particolare a Firenze nel 1875 per approfondire lo studio delle opere di Michelangelo Buonarrotti.

Nella corrispondenza trovata tra i suoi effetti personali si legge una lettera in cui l’artista dice espilcitamente”Michelangelo mi liberò dal accademismo”.

Lo scultore francese si impose al pubblico nel 1878 quando espose un nudo virile attualmente conservato a Londra presso la Tate Gallery. L’opera venne eseguita con criteri innovativi al punto che si vociferava che fossero calchi dal vero.

Due anni dopo a Rodin verrà commissionata l’opera che lo terrà occupato di sua volontà tutta la vita.

Siamo al 16 agosto 1880 quando la sua arte viene scelta dal sottosegretario per le belle arti Edmond Torquet, per scolpire la porta bronzea monumentale del nascente museo delle arti decorative di Parigi. Rodin probabilmente affascinato dal viaggio in Italia e sedotto dalle illustrazioni di Gustave Doré il cui nome completo è in realtà: Paul Guastave Louis Cristophe Doré, scelse per decorare il portone che gli era stato affidato un soggetto dantesco, dando così anche il nome all’opera: La porta dell’inferno

La porta dell’inferno

la porta dell'inferno

La porta dell’inferno almeno nell’idea originaria, ma poi modificata nel tempo, doveva esser costituita da undici bassorilievi, di cui due occupati da Paolo e Francesca (Divina Commedia Inferno canto V – secondo cerchio lussuriosi) e dal Conte Ugolino (Divina Commedia Inferno canto XXXIII – nono cerchio traditori).

Sulla sommità del trumeau (il pilastro centrale del portale) l’artista pone l’opera del “Pensatore” che con molta probabilità rappresenta la figura del Sommo Poeta.

Sfortunatamente il museo per il quale era stata commissionata la porta non fu mai costruito, ma Rodin non abbandonò mai l’opera, che anzi impegnò l’artista fino al giorno della sua morte il 17 novembre 1917.

Essando venuta meno la comessa, l’artista si ritenne libero di lavorare secondo il suo gusto.

La porta dell’inferno rappresenta il fulcro e l’ispirazione continua per Rodin. Infatti diverse sue sculture come ad esempio “Il pensatore” solo per citarne il più famoso era nato per vivere nei bassorilievi ma poi venne fatto “uscire”, sorte inversa toccò al’ “Ombra”immediata derivazione di Adamo che fu incorporata nella porta addirittura inserendola per tre volte.

L’idea di esporre gli oggetti singoli dell’inferno nacque nel 1887 con la presentazione de “Il bacio” .

Come abbiamo detto l’idea originaria prevedeva su ispirazione della Porta del Paradiso di Ghiberti scolpita per il battistero di Firenze e costituita da otto pannelli più quattro più piccoli di lato.

Della porta dell’inferno di Rodin esistono tre Maquettes, cioè la rappresentazione tridimensionla ridotta o 1:1 di un opera fatta in terracotta. Nella prima delle due è possibile vedere la suddivisione in pannelli, privi però delle figure, attualmente ospiatato dal Meudon Museé (ossia la casa dove visse Rodin ora divenuta museo). Nella seconda Maquette coservata in un museo di Parigi due battenti sono stati eliminati e lo sparzio riempito dalle figuri di Paolo e Francesca, il Conte Ugolino e il pensatore.

Solo nella versione “finale” l’artista eliminerà completamente le divisioni che si era proposto dando continuità narrativa tra le diverse figure e tra le diverse grandezze.

La porta dell’inferno impegnerà come già detto l’artista per tutta la vita, ma senza interrompere la sua arte per dericarsi esclusivamente al quel progetto.Borghesi di Calais, vari monumenti dedicati a Hugo e a Balzac, e numerosi ritratti vanno a aumentare le opere dell’artista.

La porta dell’inferno è un’opera incompiuta. Quella che noi vediamo ora in bronzo è stata fatta postuma utilizzando i calci originali in gesso.

Esistono due fusioni in bronzo: en trambe commissionate da un estimatore, collezionista statunitense Jules E. Mastbaum che poi le donò una al museo Rodin e l’altraal museo di Philadelphia al tempo appena in via di costruzione.

Quest’anno (2017) ricorre il centenario dalla morte dell’artista, e per l’occasione il genio di Bruno Aveillon ha diretto un docufilm intitolato “Rodin divino # inferno” della dutata di 60 minuti durante i quali si fondono foto d’archivio con la ricostruzione di fatti accaduti e documentati. Affascinante l’idea di far prendere vita ai 180 personaggi presenti nella porta dell’inferno utilizzando artisti e danzatori in carne ed ossa magistralmente diretti da Bruno Aveillan.

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