La mosca del porro – Approfondimento

La mosca del porro

La mosca del porro è un dittero dannoso appartenente al gruppo dei cosiddetti fillominatori, i cui segni sulla pianta sono inconfondibili

Il suo nome scientifico è “Napomyza gymnistoma” (Loew)

Per nutrirsi predilige le piante del porro, da cui deriva infatti il suo nome, ma non disdegna quelle della cipolla, dello scalogno e dell’aglio.

Le fasi di sviluppo dell’insetto sono quattro.

Nella prima fase abbiamo l’uovo, lungo mediamente 0,5 mm, di forma allungata e colore biancastro.

Nella seconda fase abbiamo la larva. Raggiunge nel suo massimo sviluppo mediamente gli 8 mm

Il colore in questo stadio della crescita, muta dal bianco dell’uovo al giallastro.

Sulle larve, in corrispondenza della testa, è possibile notare le mandibole dentate che aumentano la loro forza con il progredire dello sviluppo.

Segue la fase in cui la larva evolve in pupa e il colore muta ancora, avvicinandosi alla tonalità del rosso e marrone. Le dimensioni sono mediamente comprese tra i 3 e i 4 mm.

La pupa è l’ultima fase per raggiungere lo sviluppo adulto, dove la mosca del porro avrà una misura massima di 3 mm.

Il capo dell’insetto è giallo, arancione, mentre il torace e l’addome sono grigi.

Sul capo, come è noto, ci sono due antenne, costituite da tre parti: le prime due di colore giallo sono molto corte, mentre la terza decisamente più lunga è di colore nero.

Lo sviluppo delle quattro fasi avviene in un lasso di tempo di 4 settimane.

La mosca del porro conta in un anno due cicli riproduttivi: uno in primavera e uno in autunno.

È possibile veder volare i primi esemplari dopo il periodo di svernamento, a metà tra marzo e aprile.

Una volta che le mosche del porro sono in grado di volare, procedono con l’accoppiamento, in seguito al quale avviene la ovideposizione nelle foglie della pianta ospite.

Questi fillominatori danneggiano la pianta sia cibandosene che nella fase della deposizione delle uova.

Per nutrirsi, la femmina della mosca del porro effettua una puntura nella parte apicale della foglia, da dove succhia i liquidi cellulari in essa contenuti, dando origine in questo modo alle tipiche zone decolorate.

La puntura per la oviposizione viene effettuata nella zona basale della foglia, da dove poi le larve scaveranno una galleria per raggiungere, nel caso in cui la pianta sia molto piccola, il cuore del vegetale, causandone la morte.

Quando le larve attaccano la pianta la indeboliscono, rendendola maggiormente vulnerabile all’aggressione da parte di funghi.

Se viene accertata la presenza di larve, quella pianta non è più commercializzabile.

Il problema della presenza della mosca del porro in Italia settentrionale è relativamente recente, in quanto i primi casi sono stati segnalati appena nel 1999 in Friuli – Venezia Giulia. Ancora più tardi nel Veneto, dove il fenomeno era sconosciuto fino al 2001.

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