La Battaglia Di Hacksaw Ridge – Mel Gibson fra guerra e religione.

La Battaglia Di Hacksaw Ridge

 

Anno: 2016

Titolo originale: Hacksaw Ridge

Paese di produzione: USA, Australia

Genere: guerra

Regia: Mel Gibson

Produzione: Terry Benedict, Paul Currie, Bruce Davey, William D.  Johnson, Bill Mechanic, Brian Oliver, David Permut, Tyler Thompson

Cast: Andrew Garfield, Vince Vaughn, Sam Worthington, Luke Bracey, Hugo Weaving, Ryan Corr, Teresa Palmer, Rachel Griffiths, Richard Roxburgh, Luke Pegler, Ben Mingay, Richard Pyros, Firass Dirani, Damien Thomlinson, Robert Morgan, Nathaniel Buzolic

 

Desmond Doss a 7 anni si diverte scalando le montagne con il fratello Harold. I genitori non sono molto presenti o capaci: il padre alcolizzato li segue con disinteresse, la madre molto religiosa pensa soprattutto ad assolverli dalle loro colpe. Infatti un giorno il momento del gioco tra i due fratelli si trasforma improvvisamente in violenza e Desmond colpisce alla testa Harold con un mattone, rischiando di ucciderlo. Da quel giorno Desmond impone a se stesso il rispetto totale del quinto comandamento: “non uccidere”. A 23 anni però, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, decide di arruolarsi, facendo sempre fede alla sua promessa. Desmond Doss così, nonostante la non approvazione delle massime figure dell’esercito, riesce ad ottenere il permesso di andare ad Okinawa senza armi, come medico da campo. Andrew Garfield se la cava bene nei panni del ventitreenne avventista, primo obiettore di coscienza. Un ragazzo semplice, che per ideali e fisicità nessuno si figurerebbe militare. Ma tuttavia motivato da una convinzione profondamente religiosa di poter partecipare alla grande guerra salvando vite, anziché stroncarle. Niente può far crollare la sua fede, nemmeno quando il Capitano Glover prova a convincerlo dicendo che Dio non dice niente riguardo all’uccidere in guerra.

Secondo da sinistra, Desmond Doss.

Non è difficile intuire che anche stavolta Mel Gibson abbia deciso di incentrare la sua opera su di una fortissima religiosità. Tanto per cominciare, La Battaglia Di Hacksaw Ridge, mette in evidenza quanto il vecchio pazzo Max, sia un regista estremamente abile. Fin da subito si può godere della bella fotografia ad esempio, dell’altrettanto adatta scenografia e dei costumi ben fatti, tutti elementi che inquadrano storicamente in maniera pressoché perfetta il film. Gibson non si sforza troppo di inventare un canovaccio originale, ma preferisce rimanere ancorato ai grandi classici. Lo svolgimento segue infatti, a parte l’approfondimento sull’infanzia del protagonista, tutti i passi più tipici del genere: l’incontro con la futura moglie, l’immediato innamoramento, le prevedibili dinamiche di coppia al momento della partenza di lui, l’addestramento militare e la guerra nuda e cruda. Ci troviamo dalle parti di una sintesi tra la pomposità di Pearl Harbor e il racconto al vetriolo di Full Metal Jacket, naturalmente privo della sua critica antimilitarista. Qui siamo da tutt’altra parte, nonostante a qualcuno possa sembrare che la mozione passata da Mel sia pacifista. Niente affatto, tanto che alla fine la frase di Glover citata in precedenza, non può considerarsi smentita. Dio infatti non dice che la guerra sia sbagliata, semplicemente autorizza un solo soldato ad andare sul campo di battaglia disarmato per salvare gli altri. La Battaglia Di Hacksaw Ridge è senza dubbio un film a favore della guerra e sottolinea il fatto che anche una figura religiosa benevola, apparentemente incarnata in un giovane ragazzo super devoto, ne accetti l’esistenza. La sceneggiatura non si lascia neanche sfuggire l’occasione di mostrare militari statunitensi orribilmente mutilati, a differenza delle morti molto meno appariscenti dei nemici, che appaiono così come i veri ed unici macellai. Questo comunque non può scalfire l’altissima tensione e la brutale perizia con cui sono stati realizzati gli scontri a fuoco. Qui emerge un’altra grande caratteristica del regista, la violenza, che è nitida, sanguinosa e ferale. Si vivono attimi di grande terrore durante queste sequenze e c’è grande coesione visiva, a parte alcuni brevi sprazzi evitabili di eccessivo digitale.

Anche quando Doss si infila nei cunicoli giapponesi per nascondersi, si assiste a momenti di grande cinema, e torna alla mente il racconto di suspense del ben più apprezzabile Apocalypto. Una vera sorpresa Vince Vaughn impiegato in un ruolo non lontano dal Sergente maggiore Hartman, ma di certo molto lontano dai suoi tipici personaggi. La sua prova, non eccezionale, può definirsi buona, così come quella di Sam Worthington (Capitano Glover). Di certo su tutti brilla Hugo Weaving che interpreta con grande bravura il padre di Desmond. Il percorso cristiano di Doss inizia poco prima del suo arruolamento, quando salva un ragazzo investito, in una maniera che non può che essere cristica. Ma è solo l’inizio. E’ quando il sangue comincia a scorrere copioso che La Battaglia Di Hacksaw Ridge da il peggio di se. Il protagonista, comunque realmente esistito e vero artefice di queste imprese, mette in salvo 75 soldati calandoli da una scarpata. Gibson non vuole limitarsi  a mostrare l’epicità del’accaduto, ma la trasforma bensì in una missione cristiana, adornandola di tutto il simbolismo possibile ed immaginabile. Compaiono le stigmate sulle mani del “divino” Doss, discende dalla scarpata dopo giorni di inferno su una lettiga che rimane sospesa a mezz’aria, viene accolto da un plotone che si apre come le acque di Mosè e una volta messo in salvo viene sciacquato dal sangue con senso liberatorio biblico. Il ricorso al mistico risiede in ogni movimento e atto del personaggio interpretato da Garfield e si esprime con eccessivo patetismo quando ripete all’entità dentro di sé: “Ti prego Dio, fammene trovare un altro da salvare”; o ancora coi suoi compagni: ” Doss, è morto!” a cui ribatte: ” Non puoi saperlo, non sei Dio!”. Il finale vuole essere assolutamente toccante e commuovente, ma è tutto così ultra cristiano, che solo un fermissimo credente potrebbe emozionarsi.
La Battaglia Di Hacksaw Ridge: un colossale film di guerra, ben realizzato, che sa spaventare, un po’ come le idee del suo regista.

Zanini Marco

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