Intervista ai The Bastard Sons Of Dioniso per il disco Sulla Cresta Dell’Ombra

Intervista ai The Bastard Sons Of Dioniso

Ciao ragazzi, partiamo dall’inizio della vostra carriera di musicisti. Con quali presupposti e volontà è nato il progetto The Bastard Sons Of Dioniso? Perché proprio questo nome?

 Jacopo: fino al 2003 ognuno di noi aveva già militato in varie formazioni, suonando le cover che più piacevano ed iniziando a crearsi una propria idea musicale. Vivendo comunque divisi da valli e montagne l’incontrarsi o conoscersi non era cosa scontata soprattutto se da ragazzo sei non poco costretto dal tuo territorio. Il nostro incontro è avvenuto alle scuole superiori e fin da subito il progetto dei Bastard si è fondato sulla produzione di musica inedita e con la volontà di fare un sacco di concerti in giro partendo dai bar e piccoli festival di provincia.

Federico: Jacopo aveva un gruppo che cambiava nome ogni 3 mesi.. uno di questi nomi era The Son Bastard Of Dioniso. Abbiamo iniziato a suonare insieme in concomitanza con le lezioni di inglese, ci piaceva il nome ed abbiamo iniziato ad utilizzarlo dopo averlo grammaticalmente corretto.

La vostra proposta musicale, fin dal 2003, è sempre stata a suo modo particolare. Come mai un gruppo come il vostro, abbastanza alternativo, ha deciso di partecipare ad un programma come X Factor?

 Michele: effettivamente è abbastanza strano che una band rock, abituata solamente al live, càpiti in format del genere (soprattutto fino al 2009, quando nessuno aveva ancora sdoganato questo cliché). E neppure noi la pensavamo diversamente. Infatti non siamo stati noi ad iscriverci, ma la produzione a contattarci e convincerci, dopo aver sentito dei nostri brani su MySpace (eh si, c’era ancora, anzi, direi solo!). Dopo una nostra prima risposta negativa, convinti da parenti ed amici, abbiamo accettato di fare il primo provino a Milano, molto spensieratamente. Andò bene.

Che opinione avete del mondo televisivo e del music business dopo aver preso parte ad X Factor? Sentite che la partecipazione a questa gara, oltre a darvi notorietà, vi abbia permesso di crescere professionalmente?

 Michele: Sicuramente il programma ci ha dato molta visibilità. Una band come la nostra, con già una, seppur acerba, identità musicale, difficilmente avrebbe potuto guadagnarci altro. In termini di produzione artistica, la major in questione spingeva, soprattutto per gli artisti da talent, sull’immagine e su un prodotto molto fruibile. Non era il nostro caso… Per il periodo del programma e qualche mese successivo hai molto potere mediatico e di marketing, ma da li a poco devi tornare a pensare alla musica, se ami veramente quello che fai. E’ stata un’esperienza unica, che ci ha insegnato molto, nel bene e nel male, avvicinandoci ad un mercato che è al di sopra dell’artista e che, visti i tempi, è in continua e disperata evoluzione. Oltre al programma, sono stati gli eventi, i concerti, il lavoro e le persone conosciute dopo ad averci fatto crescere professionalmente. Forse un po’ di amaro in bocca e disillusione ti arriva, dopo un’esperienza così, nel senso che prima di allora, suonare era solo svago e spensieratezza, sudore e birra, ora ci sono molti altri aspetti meno piacevoli e macchinosi, ma fanno parte del gioco.

 Come mai nel 2011 decideste di abbandonare Sony Music e Non Ho L’Età?

 Jacopo: Questioni di vedute differenti su quello che vedevamo noi per il nostro futuro e quello che vedevano loro. E’ difficile per entrambe le parti lavorare assieme se ci sono obiettivi divergenti. Ci siamo abbandonati a vicenda.

 Il 2014 vi ha visti tornare in pista con il vostro stile intatto. A che tipo di realtà musicale vi sentite di appartenere?

Jacopo: Non vogliamo appartenere a nessun’altra realtà al di fuori della nostra, i bulli hanno bisogno di un’appartenenza per sapere di essere… noi vaghiamo soli nel mare di musica che ci circonda creando la nostra rotta, forse perdendoci o forse ritrovandoci.

 Quali sono i gruppi musicali o gli artisti che vi hanno influenzato di più?

 Michele: per quanto mi riguarda Led Zeppelin, AC/DC, Queens Of The Stone Age, Raconteurs, Crosby Stills Nash & Young, e in genere il classic rock anni 70. Ultimamente ascolto anche qualcosa degli 80.

Jacopo: Come Michele e Federico sono stato molto influenzato dai gruppi rock classici e moderni, e per questo non vorrei tralasciare gli autori del passato remoto come Monteverdi e Luca Marenzio.

Federico: Ho iniziato ad ascoltare e suonare rock grazie ai Led Zeppelin e gli Smashing Pumpkins, poi ho scoperto i Beatles, Crosby Stills And Nash e musica anni 70.

Sulla Cresta Dell’Ombra: un titolo che ha scatenato la mia curiosità. Ascoltando il testo sembra che voi vogliate prendere le distanze da qualcosa di più conveniente e facile, ovvero naturalmente La Cresta Dell’Onda. E’ giusta la mia supposizione o mi sbaglio?

 Jacopo: Nessuna distanza, anzi… ogni persona ha il suo percorso e le sue onde da cavalcare i suoi crinali da risalire.

Michele: E’ solamente il piacere di guadagnarsi le cose, la bella sensazione dopo una grande fatica.

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Spiegateci di cosa parlano i testi di Sulla Cresta Dell’Ombra, “facendo un traccia per traccia”.

 Io non compro più speranza: disillusione e conseguente consapevolezza della realtà

Sulla cresta dell’ombra: il piacere di navigare nel proprio mare, a volte burrascoso, ma che ci rende onesti con noi stessi.

Trincea: il coraggio di uscire dal nascondiglio ed affrontare faccia a faccia la realtà.

L’amor carnale: spensierata considerazione della situazione di sottomissione dell’uomo nei confronti del potere femminile.

Ti sei fatto un’idea di me: un invito ad andare oltre le apparenze e le etichette.

Versa la mia testa: una divagazione tra pensieri e giochi di parole, che disegnate danno immagini diverse dal loro significato.

Samurai: anche qui a volte l’apparenza inganna, il guerriero samurai emblema della disciplina si confronta con la bambola voodoo, a prima vista gioco innocuo, ma simbolo di meschinità.

Precipito: una discesa a caduta libera che trasforma il ragazzo in uomo.

Rumore Nero: rumore vero e umore nero, eterna battaglia col vicinato. Il nostro inno alla libertà di espressione..

Vorrei un deja-vu: la dicotomia del voler rivivere qualcosa di nuovo.

Sangue stasera: nonostante il titolo, è un pensiero di ottimismo e buoni propositi.

 Progetti per il futuro del gruppo?

 Michele: In questo periodo stiamo registrando nel nostro studio delle idee e abbiamo già alcune tracce definitive per il nuovo album. E’ comunque un lavoro che richiede molto tempo, quindi è veramente difficile prevedere una data di uscita. Nel frattempo gli appuntamenti live non si fermano, speriamo di poter comunicare al più presto un calendario definitivo per il prossimo anno ormai alle porte.

Zanini Marco

 

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