Intervista a Matteo Di Giulio – Scrittore

Matteo Di Giulio

Matteo Di Giulio milanese classe 1976 da anni è attivo nel campo dell’ editoria e della critica cinematografica. Ha pubblicato diversi romanzi tra i quali citiamo:

La Milano di acqua e sabbia Fratelli Frilli Editori 2009

Quello che brucia non ritorna – Agenzia X – 2009

I delitti delle sette virtù – Sperling & Kupfer – 2013

I volumi pubblicati nel 2017 sono:

“Indagine al Giambellino” di cui trovate la recensione nel blog edito dalla Fratelli Frilli Editori

e

“La congiura delle tre pergamene” edito dalla Newton Compton

Abbiamo il privilegio di conoscerlo meglio facendogli alcune domande sul suo romanzo “Delitto al Giambellino”.

Ciao Matteo e grazie per la disponibilità, possiamo darci del tu?

Certo che sì! Grazie a voi per l’attenzione.

La prima domanda è praticamente obbligatoria: perché Milano e perché Gaber?

Sono nato e cresciuto a Milano, parlarne mi viene facile. Finora è stata la protagonista di tutti i miei romanzi tranne uno, compreso “La congiura delle tre pergamene”, un thriller storico ambientato durante l’occupazione francese del ducato nel 1501. È una città che conosco bene, ma che continuo a esplorare, sia come cittadino che come scrittore, per scoprirne gli angoli più reconditi. E credo che, a modo suo, fosse quello che faceva anche Giorgio Gaber, che di Milano e del quartiere in cui è ambientato “Indagine al Giambellino”, è uno dei simboli più significativi. Unire Milano e Gaber, visto che anch’io vivo nel Giambellino e che volevo ambientare lì una storia che fosse gialla, ma al tempo stesso sociale, è stato più semplice del previsto. Il trait d’union è un bar che si rifà a quello storico del Cerutti Gino della famosa ballata del drago.

Come nasce il personaggio di Michele Russolani detto “Il Russo” ?

Nasce per caso. Dopo “La Milano d’acqua e sabbia” mi ero ripromesso di staccarmi dal classico cliché del commissario/ispettore così in voga nel giallo italiano. Volevo parlare del mio quartiere, dei suoi problemi; e per farlo ho scelto un antieroe che quel quartiere lo conosce meglio di tutti. Poteva essere un barbiere, un edicolante o un barista: volevo un uomo comune. Visto l’omaggio a Gaber, non potevo che scegliere il terzo esempio. Come tutti gli eroi, ha un passato doloroso da cui deve affrancarsi: nel mio caso gli ho piazzato una pallottola in testa, inoperabile, che da un lato è una benedizione e dall’altro una condanna. Volevo che fosse un personaggio ricco di contraddizioni, ma al contempo un idealista che crede nella giustizia della strada e del buon senso, più che in quella delle leggi e dell’autorità.

Sei un appassionato di enigmistica?

Non particolarmente, anche se da bambino rubavo “La settimana enigmistica” a mia mamma per completare di nascosto i cruciverba.

Quale tra i personaggi del tuo libro ti assomiglia di più?

Non saprei risponderti. Di sicuro il personaggio del mio primo romanzo, “La Milano d’acqua e sabbia”, è più tagliato – aspetto fisico a parte – sui miei dubbi e sui miei interrogativi quotidiani. Negli ultimi romanzi sto cercando di arrivare a un distacco che mi permetta di far agire i miei protagonisti con maggiore lucidità: anche se poi, di sicuro, qualcosa di me li permea, ma sono solo dettagli. Rubo molto a personaggi veri, della mia realtà: un tratto somatico, un modo di dire, uno sguardo, e li rimescolo per creare storie più realistiche possibili. Potrei indicarti per esempio almeno dieci clienti del mio bar di fiducia ed estrapolare le singole caratteristiche che ho preso in prestito da loro per costruire il Russo, Nina o Battista.

Cosa pensi della vendetta?

Che sia qualcosa di molto attuale, su cui valga la pena di fermarsi a riflettere. La vendetta, se intesa come voglia di riscatto, può essere una spinta propulsiva importante per scrollarsi di dosso l’apatia del presente. La violenza è sempre sbagliata, ma lo è anche la paura di reagire di fronte a un’ingiustizia. Bisogna saper trovare il modo e le forme per farlo in maniera positiva, costruttiva. La vendetta, devo dire, è poi molto affascinante da un punto di vista letterario: è un tema profondo, permeato di sentimenti altrettanto forti. La si ritrova spesso nelle mie storie, come benzina che ne scatena la scintilla narrativa.

Quando uscirà la prossima avventura del “Russo”?

Al momento devo confessarti che non sto pensando al Russo, ma al proseguo del mio ultimo romanzo, che è un thriller storico. Per scrivere una buona storia serve un’idea forte, una scintilla importante. Non voglio scrivere il seguito di un romanzo tanto per farlo, per cui non so dirti se e quando arriverà l’ispirazione giusta per un Russo-bis. Per ora posso dirti che ho appena terminato un romanzo ambientato durante la seconda guerra punica e sto progettando un altro thriller storico, ancora nel 1501.

E per concludere la solita domanda dei gufi, puoi dirci il titolo di un libro che ti è piaciuto ma che è poco noto al pubblico?

Tra gli ultimi usciti, “Operazione Levante” di Angelo Petrella. Una spy story adrenalinica, ma che dimostra una profonda conoscenza dello scenario geopolitico internazionale. Se fosse americano, Angelo sarebbe considerato un grande della letteratura di genere, al pari di Ellroy, Robert Littell o Don Winslow. Invece siamo in Italia e guardiamo a volte con troppa sufficienza ai nostri autori, relegandoli in una nicchia da cui meriterebbero di uscire.

Grazie ancora per la disponibilità e aspettiamo la prossima avventura di Michele Russolani detto il “Russo” e i suoi amici!

Sandra Pauletto

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