Intervista a Ilaria Tuti autrice di “Fiori sopra l’inferno”

 

Ilaria Tuti è una scrittrice nata a Gemona in provincia di Udine. Il terribile terremoto del 1976, che colpì il Friuli, vide Ilaria nascere pochissimi giorni prima e i suoi vagiti confondersi con il pianto di chi si vide portare via i propri cari e le proprie case. Le vittime a Gemona furono quasi quattrocento.

Ilaria scrive indifferentemente racconti e romanzi di fantascienza, horror/zombie e Thriller, alcuni in digitale.

Nel 2014 vince il Premio Gran Giallo di Cattolica per il racconto “La bambina pagana” edito dalla Giallo Mondadori.

Con il racconto Kranpus vince il Premio Algernon Blackwood 2014

La Nero Press Edizioni pubblica, in digitale, il thriller: “La ragazza dagli occhi di carta” dove troviamo Teresa Battaglia, commissario di Udine che conosceremo meglio nel romanzo: “Fiori sopra l’inferno” pubblicato nel 2017 da Longanesi.

La passione per la pittura le consente anche di cimentarsi come illustratrice.

Ciao Ilaria, dopo aver recensito il tuo libro: “Fiori sopra l’Inferno”, ci piacerebbe sapere qualcosa di più di te e del tuo bel romanzo. Un giallo italiano ambientato nella splendida cornice del Friuli.

tuti

Ciao, grazie per la recensione e per il vostro interesse a conoscermi un po’ di più.

 

D- Travenì è un luogo immaginario, potrebbe essere la Gemona che conosci?

R- Travenì è un paesino immaginario delle montagne friulane, ma i luoghi sono reali. Non si tratta però di Gemona, ma di paesaggi non molto lontani, che ho frequentato spesso durante la mia infanzia e che continuo ad amare e visitare non appena possibile. Si trovano un po’ più a nord, sulle Alpi.

D- Nel tuo romanzo “Fiori sopra l’inferno” e anche nel racconto “Krampus”, insignito tra l’altro del premio Algernon Blackwood, parli di questi demoni di origine pagana che sfilano il 5 dicembre in tante località dell’Alto Adige. Puoi dirci qualcosa di più?

R- Sfilano in alto Adige ma sono anche tipici del Friuli nord-orientale, che ha ereditato questa suggestiva tradizione dai paesi di lingua tedesca. Faceva parte dell’Impero austro-ungarico e l’influsso di questa cultura è ancora presente. L’arrivo dei Krampus la sera del 5 dicembre è uno spettacolo pieno di suggestioni arcaiche e arcane. Se posso, non manco. Il loro arrivo nella frazione di Rutte, a Tarvisio, è emozionante: nel bosco, immersi nella neve e nel buio, si vede all’improvviso il bagliore delle loro torce. La collina si incendia di fuochi dal sapore magico e antico. L’arrivo dei demoni-caproni è spaventoso e affascinante al tempo stesso.

D- Leggendo il tuo romanzo ho trovato alcuni spunti di riflessione:

siamo i personaggi della nostra vita, o ci troviamo involontariamente in una storia che non abbiamo voluto?

R- Entrambe, tutto dipende da come ci poniamo nei confronti della vita. È vero che per quanto possiamo programmarla, lei trova sempre il modo di sorprenderci, nel bene e nel male. Tenere testa agli imprevisti, ai repentini cambi di rotta, o farsi sopraffare dagli eventi dipende unicamente da noi: o decidiamo di tenere saldo il timone, per quanto il mare sia agitato, o ci lasciamo andare alla deriva.

D- Malgrado le apparenze, credi che tutti abbiano un mostro da nascondere?

R- Di certo abbiamo una parte molto intima di noi che non mostriamo, perché non ci piace, siamo consapevoli che sia sgradevole. Viene alla luce quando lo schermo che abbiamo frapposto tra noi e gli altri si abbassa: siamo stanchi e ci irritiamo per un nulla, ci sentiamo feriti o minacciati e quindi attacchiamo… Non siamo sempre esseri gentili e bendisposti verso il prossimo, per quanto ci sforziamo di esserlo. La nostra aggressività è lì, sepolta ma c’è. Teresa Battaglia ha un caratteraccio per molti, ma siamo davvero sicuri di essere migliori di lei in ogni situazione? Dovendo affrontare la malattia, la solitudine, un lavoro che prosciuga ogni energia e che ci mette a contatto quotidianamente con le brutture del mondo, forse anche noi ci faremmo contagiare da una certa amarezza e spigolosità. Siamo fatti di luci e ombre. A volte le ombre prendono il sopravvento, magari solo per un momento, per una fase.

D- In un passaggio del romanzo un personaggio dice che: “La devozione presuppone qualche rinuncia, anche alla libertà di pensiero”. Allora siamo sempre ostaggio delle situazioni?

R- Marlon Brando diceva che siamo tutti attori e che recitiamo ogni giorno della nostra vita, per sopravvivere. Era una battuta di poche parole su cui si potrebbero scrivere libri interi di riflessioni. Credo che ognuno di noi debba per forza mediare in molte situazioni del quotidiano, ma non penso che significhi esserne ostaggio, almeno fino a quando ne siamo consapevoli e siamo arrivati alla decisione per mezzo di riflessioni ponderate. Essere creature sociali significa anche questo. L’importante è non mettere mai sul piatto la propria integrità e restare persone oneste.

D- “Si fugge da ciò che spaventa e ferisce, o vuole farci prigionieri”. Come si affronta allora la vita?

R- Tra mille fughe e altrettanti ritorni, tra passi indietro fatti per paura e rincorse per spiccare balzi. La vita è una bella danza di intenti forti e di ripensamenti e io la trovo stupenda proprio per questo.

D- Teresa mi sembra come una pietra preziosa impolverata. Ripulita risplende di luce luminosa. É un personaggio che, forse, non entra subito nel cuore, ma occorre conoscerla bene. Cosa c’è di tuo in Teresa? Ammesso che qualcosa ci sia.

R- Teresa è quello che mi auguro di diventare: una donna di un’umanità intensa e pura, che ha la forza di restare sempre fedele a se stessa pur reinventandosi continuamente per superare le difficoltà.

D- Stai raccogliendo consensi un po’ ovunque, puoi rassicurare i lettori che ci sarà un seguito e che tornerà Teresa Battaglia?

R- Teresa tornerà e non vedo l’ora di scrivere la sua prossima avventura. Sarà sempre ambientata in luoghi suggestivi del Friuli, con una storia che volevo scrivere da tempo.

D- Ho sperato, durante la lettura, che alla fine Marini e Teresa andassero a bere qualcosa insieme, anche solo un caffè. Come evolverà il loro rapporto?

R- Il legame si farà più forte, perché i segreti – di entrambi – verranno alla luce. Non c’è punto d’incontro più profondo della condivisione del dolore, se si è disposti ad accettare l’altro per com’è davvero e non per come lo vorremmo. Teresa e Massimo riusciranno a restare insieme, perché sotto sotto è quello che vogliono.

Adesso non ci resta che aspettare il tuo prossimo libro, augurandoti un grande in bocca al lupo.

Ciao e a presto

Viva il lupo, sempre! Grazie e a presto.

Chiacchierata raccolta da Alberto Zanini per il blog I gufi narranti

 

Si ringrazia la Longanesi e Beatrice Mancini per la foto.

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