Intervista a Gino Marchitelli – Scrittore ma non solo…

Intervista a Gino Marchitelli – Scrittore ma non solo…

D. Possiamo darci del tu?

R. Certamente

D. Il tuo nuovo romanzo “Il segreto di piazza Napoli” edito da Fratelli Frilli Editori è ambientato a Milano e ha come personaggio principale un siciliano con la moglie emiliana. Con che criterio hai scelto questa chiamiamola interculturalità?

R. Fin dall’esordio – Morte nel trullo, 2012 – ho sempre narrato di tutto ciò che vedo e che ci circonda: la presenza di migranti, le grandi migrazioni industriali dal sud Italia al Nord negli anni ’60, le differente visioni del mondo a seconda della classe sociale e culturale di appartenenza. Questo romanzo si pone come “continuazione” di questo tema, non una novità. Dato che ho lavorato quasi dieci anni sulle piattaforme petrolifere dell’ENI e ho conosciuto gente proveniente da tutte le parti d’Italia più la mia visione di una società interculturale, allargata, mista, senza frontiere né barriere fanno il resto. In questo caso mi piaceva l’accostamento spigliato emiliano di Noris con l’essere orso e un po’ chiuso del siciliano Totò.

D. La storia che racconti potrebbe avere diversi punti in comune con più fatti di cronaca. Ti sei ispirato a qualcuno in particolare?

R. Ad uno in particolare, il delitto di Garlasco (PV). Non tanto all’imputato quanto al maresciallo dei carabinieri che fu poi coinvolto e condannato per aver depistato le indagini.

D. Nel tuo romanzo è netta la distinzione tra l’arroganza dei ricchi e la nobiltà dei poveri. Tra tutti spicca la figura di Claretta. Il nome l’hai scelto in memoria di qualche partigiana che hai conosciuto, o hai voluto giocare con la storia usando dalla parte opposta lo stesso nome della Petacci tutt’altro che partigiana?

R. Esatto ho voluto costruire una partigiana importante – io tra l’altro sono vicepresidente A.N.P.I. nel mio paese – che avesse il nome di quella squallida e allo stesso tempo sfruttata donna e compagna di Mussolini. Claretta la partigiana è la positività, l’altra è l’espressione della distruzione e della negatività della donna fascista, anche dal punto di vista dei diritti delle donne.

D. Il tuo libro è permeato di esistenze misere e nostalgiche. L’ umore basso e compagno di tutti tranne che dell’esuberante moglie di Totò. Tu cos’hai in comune con i tuoi personaggi?

R. Di questo romanzo di comune con i miei personaggi non c’è nulla. Forse è più nella trama dove mi rivedo nella costante ricerca di una positività che possa emergere in questi tempi negativi segnati dalla crisi economica, morale e culturale del nostro Paese.

D. Visto che tra le tue capacità artistiche sei sia scrittore che cantautore, hai mai pensato di scrivere un musical?

R. Un musical no, ma sono attualmente impegnato nella finalizzazione di una sceneggiatura cinematografica de “Il barbiere zoppo”, una teatrale di uno spettacolo per bambini che seguirà l’uscita del mio libro per bimbi “Ben, Tondo e gatto Peppone” e nella produzione con tempi non stretti di un CD con diversi miei brani.

D. Come colonna sonora per il tuo romanzo spicca tra tutti la musica di Guccini, pur essendo ambientata a Milano. Dovessi inserire qualche testo di Jannacci, quale sceglieresti?

R. Amo Guccini da sempre, ecco perché ho voluto creare Noris di Pavana che farà conoscere le canzoni del maestro a Totò che si innamorerà del repertorio Gucciniano, se mettessi Jannacci [buona idea, ti ringrazio, magari nel prossimo] metterei “Vincenzina e la fabbrica”, forse lo inserisco nel prossimo romanzo, la sesta indagine del commissario Lorenzi e di Cristina, giornalista di Radio Popolare.

Ringraziandoti per la tua disponibilità ti facciamo un grosso in bocca al lupo aspettando le prossime indagini di Totò Maraldo.

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