IL CAPITANO MAURO – Racconto di Teresa Breviglieri

IL CAPITANO MAURO
MauroMauro, era seduto a terra da ore. In quell’angolo dove non passava quasi nessuno. Teneva il capo sulle ginocchia, come per ripararsi da un potenziale pericolo. Piangeva sommessamente, in silenzio.

Continuava a piangere e non riusciva a fermarsi. Non sapeva dove andare, con chi parlare. Non sapeva chi era e cosa faceva lì, in quel luogo che non conosceva.

D’un tratto, sentì freddo. Alzò lentamente la testa e vide che stava arrivando il buio. Faticosamente si alzò e si mise a camminare, senza meta. Aveva fame e sete. Si tastò le tasche dei pantaloni alla ricerca di qualche soldo. Pensava di entrare magari in un bar per scaldarsi e comprare qualcosa da mangiare. Con sorpresa, trovò diverse banconote nelle tasche. Le contò e con somma gioia, scoprì di avere circa cinquecento euro.

Si asciugò le lacrime e si guardò intorno.

In lontananza, vide un’insegna accesa e si rincuorò.

Accelerò il passo ed entrò nel bar piuttosto fatiscente e male illuminato.

<<Chi se ne frega!!>>, pensò e si avvicinò al bancone.

Il barista lo guardò senza parlare e con molta meraviglia.

<<Capitano, che le è successo?>>

Mauro, basito, mormorò con un filo di voce: << Tu mi conosci? Per favore dimmi chi sono, non ricordo nulla… non so nulla!!>>

Il barista disse << Capitano, se non si ricorda niente, abbiamo un problema!>> Chiamò la cameriera che stava lentamente pulendo i tavoli e le chiese di sostituirlo, prese Mauro delicatamente per un braccio e lo accompagnò nel retro. L’uomo si lasciò portare ed insieme andarono sul retro del bar dove c’era un tavolo imbandito con ogni ben di Dio.

Il barista senza parlare, lo fece sedere e gli disse di mangiare. Era palese, che il “Capitano” era debole e sembrava sfinito. Mauro iniziò a mangiare, in silenzio, prima lentamente, poi sempre più velocemente.

Il barista si sedette di fronte a lui e lo osservò senza dire niente. Lo lasciò mangiare e bere e quando fu sazio e soddisfatto il barista gli chiese cosa ricordava. Ma il capitano, non ricordava proprio nulla. Non sapeva nemmeno in che città si trovassero. Il barista prese il telefono e disse qualcosa a bassa voce al suo interlocutore. Mauro non capì una parola ma non si fece domande. Era così felice di aver trovato quella persona gentile, che non gli interessava nulla di tutto il resto. Il barista gli disse di non muoversi ed uscì dal retro per rientrare poco dopo con una computer portatile. Si sedette accanto al capitano e gli chiese di tendere le braccia. Mauro, era troppo stanco per chiedere spiegazioni e fece come gli era stato chiesto. Il barista gli appiccicò degli elettrodi collegati al portatile e gli disse di chiudere gli occhi. Il capitano annuì ed abbassò le palpebre. Sentì che si stava facendo sopraffare dalla stanchezza e si addormentò.

Mauro, si svegliò di colpo e si rizzò in piedi di scatto. Si guardò intorno e vide che non era più nel retro del bar. Al suo cospetto, vi erano centinaia di persone inginocchiate che appena si accorsero che si era svegliato, levarono un grido di giubilo. Mauro, dapprima confuso, si mise le mani sulle orecchie. Quel grido di gioia unanime, gli trapanava il cervello. In quel momento, “il barista” gli si avvicinò e gli disse, << Ben tornato capitano! Ora possiamo partire.>> Mauro, si rese conto di ricordare tutto. << E’ pronta l’astronave?>> Il barista che in realtà era il suo collaboratore più stretto e si chiamava Jack, fece un cenno di assenso. Intorno a loro, tutto si trasformò. Ognuno prese il suo posto e l’astronave finalmente partì. Ora potevano tornare a casa. Il capitano era tornato e loro non avrebbero più avuto paura.

<<Signori, andiamocene da questo pianeta malato. Andiamo a casa.>>

Teresa Breviglieri

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