Halloween – La Notte Delle Streghe – Austerità, silenzio, paura.

Halloween – La Notte Delle Streghe

Anno: 1978

Titolo originale: Halloween

Paese di produzione: USA

Genere: orrore

Regia: John Carpenter

Produttore: Debra Hill

Cast: Donald Pleasence, Jamie Lee Curtis, Nancy Loomis, P. J. Soles, Nick Castle, Tony Moran, Charles Cyphers, Kyle Richards, Brian Andrews, John Michael Graham, Nancy Stephens, Arthur Malet, Will Sandin

Nella notte di Halloween del 1963 a Haddonfield, Michael Myers, all’età di 6 anni, uccide la sorella più grande Judith con un coltello da cucina. I genitori, appena rincasati, lo sorprendono con il coltello insanguinato in mano e una maschera sul volto. Da quel giorno Michael passerà la vita in un manicomio, sotto il controllo del dottor Sam Loomis. La sera del 30 Ottobre del 1978 però, proprio all’indomani del processo, riesce a scappare per fare ritorno a Haddonfield.

Scorrono i titoli di testa. Giallo su nero. Così come la zucca intagliata ed accesa che lentamente si avvicina. La musica lugubre e maligna incalza inquietante. Per la partenza sanguinolenta Carpenter opta per un interessante piano sequenza che prende la parte del piccolo Michael nel suo cammino fino alla camera di Judith. Un mini viaggio inesorabile nel buio quasi totale dei meandri della casa. I tratti distintivi del regista americano (che lo renderanno grande agli occhi degli intenditori soprattutto), e già visti nel precedente Distretto 13 – Le Brigate Della Morte, vengono riproposti. Nel suo cinema non c’è fretta. La maggior parte delle sequenze sono affrontate con grande calma al fine di esaltare le atmosfere cupe e misteriose. Laddove il ritmo si abbassa, il fascino e la curiosità aumentano e Carpenter può così esibirsi nelle sue lezioni di stile estetico. Le inquadrature, le luci e i movimenti dei personaggi hanno sempre un motivo e niente è dovuto al caso. In tre parole: austerità, silenzio, paura.

Jamie Lee Curtis nella sua interpretazione iconica di Laurie Strode. Alle sue spalle… buh! Michael Myers si rialza!

Parlate pure di cinema semplice, di serie B, di film a basso costo, ma di certo nei lavori di Carpenter non manca mai la qualità e c’è sempre qualcosa di autoriale. La grigia e silenziosa Haddonfield alla vigilia di Halloween, in tutto il suo suggestivo e nostalgico romanticismo, viene tormentata dalla comparsa di Michael Myers, assassino immortale, rappresentazione terrena del male puro, che comincia ad apparire agli angoli delle strade o ad emergere dal buio con gelido terrore. Sembra essere lui la nemesi di chi vive inconsapevole e troppo occupato a pensare allo svago, senza preoccuparsi della minaccia che può incombere sulla vita. L’adolescente Laurie Strode invece (Jamie Lee Curtis) è terrorizzata perchè percepisce il pericolo incombente e lo scambia per un maniaco. Per i più piccoli invece Myers è un mostro del folclore, che non può essere ucciso, l’Ombra della Strega; e sta a vedere che forse stavolta i bambini la sanno più lunga dei grandi. Fatto sta che questo spaventoso essere arriva come una sentenza per i più distratti: chi non ci crede capitola, con certezza matematica. Per quanto inverosimile e sovrannaturale il suo potere esiste davvero perchè Michael Myers è reale. Questo potrebbe costituire un bel dualismo con il cinema di genere più recente, soprattutto quello paranormale, in cui la soluzione per fuggire dal male è non prestargli attenzione perchè irreale e ghiotto delle nostre paure.

Nel suo minimalismo il primo film dell’orrore di Carpenter è una pietra miliare sotto tutti gli aspetti. Ogni cosa spaventa, dal suo personaggio mefistofelico e privo di emozioni, fino ai bambini che festeggiano la notte più paurosa dell’anno come folletti demoniaci intonando macabre filastrocche. La sceneggiatura è da carta bianca: le spiegazioni sono quasi del tutto assenti, nessun orpello eccessivo, tutto vaga in un’aura di nebbia maligna da cui emergono per lo più i brividi e uno spettacolo visivo che appartiene ai grandi della cinepresa. La colonna sonora, dello stesso Carpenter, fa’ il resto incorniciando perfettamente la situazione, in maniera semplice ma indimenticabile. Uno degli accompagnamenti più belli ed azzeccati della storia del cinema. Nel frattempo cita già “La Cosa Da Un Altro Mondo” prima di farne un remake monumentale, ma questa è un’altra storia.

Zanini Marco

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