Fiori sopra l’inferno – Ilaria Tuti – Longanesi – Recensione

TutiFiori sopra l’inferno – Ilaria Tuti

Edito da Longanesi

Recensione

Austria 1978

I passi felpati dell’infermiera Agnes Braun percorrono, all’alba, i silenziosi corridoi di un edificio vetusto, dal passato imperiale, dove i muri mostrano l’incuria e i segni del tempo.

In passato chiamato “La Scuola”, adesso è un centro di accoglienza per orfani.

Fuori la bruma invernale accenna ad alzarsi e il laghetto alpino riflette un’immagine sfocata, mentre un vento gelido sferza le mura dell’edificio. Agnes, giunta nel padiglione: “Il Nido”, dopo aver indossato un cappuccio in testa e nascosto il proprio sguardo con una velina, passa in rassegna le anonime culle silenziose, per fermarsi davanti a quella contrassegnata dal numero 39.

L’unica che mostra segni di vitalità.

Quarant’anni dopo la quiete di Travenì, un piccolo paese alpino friulano, viene bruscamente interrotta dal ritrovamento del cadavere di un uomo, vicino ad un sentiero nel bosco, a pochi chilometri dal paese.

Da Udine arriva, per indagare, la squadra del commissario Teresa Battaglia. Sulla scena del delitto viene mandato anche l’ispettore Massimo Marini al suo primo giorno di lavoro. L’incontro non è dei migliori, poiché il nuovo aiutante si presenta inzaccherato di fango e palesemente sorpreso di trovarsi davanti un commissario donna, dal quale dovrà anche subire l’algida accoglienza.

L’esame superficiale del cadavere rivela vaste ferite sul viso e la rimozione violenta, a mani nude, degli occhi, che non verranno più trovati. Poco distante dal corpo viene rinvenuto un macabro feticcio fatto con gli abiti insanguinati della vittima, arbusti e rami. Un’ inquietante composizione che Teresa Battaglia ritiene possa essere un messaggio dell’assassino, in quanto risulta evidente la meticolosa attenzione usata nel preparare la scena, che unita alla noncuranza nel lasciare impronte e tracce, può far pensare che il crimine sia stato compiuto da più persone.

Teresa conosce molto bene la psiche umana e la sua esperienza da profiler la spingono a credere di trovarsi davanti un lucido e folle assassino. Il luogo del delitto sembra una rappresentazione totemica che lascia aperte vari percorsi da valutare.

Durante le indagini Teresa non sembra trovare molta collaborazione da parte delle istituzioni di Travenì, che in più occasioni intralciano o rallentano volutamente il lavoro della polizia, manifestando fastidio per l’invasione della loro piccola comunità.

Personaggio particolare, Teresa Battaglia è una donna dura, arcigna, tetragona, ma sotto la sua apparente scontrosità, che non la rende simpatica, nasconde una grande sensibilità e umanità dolente, che si evidenzia, anche, nel rapporto che nasce tra lei e i bambini; un’empatia reciproca che crescerà nel corso del romanzo.

“Bambini. Sembrano il perno di questa girandola di morte e allo stesso tempo di speranza: bambini che sopravvivono, che lottano, che amano, nonostante tutto”, è il commento di un personaggio del romanzo della Tuti in merito ai bambini che rivestono un ruolo importante nella storia.

Teresa è una donna energica e capace di infondere energia a coloro che le stanno vicino, ma intimamente è vulnerabile ed indifesa. Sola.

La solidarietà nei confronti delle vittime fanno intuire un passato doloroso, mentre il futuro è pronto a metterla alla prova.

Alla fine l’indagine porterà alla scoperta dell’ assassino e di un terribile segreto.

Il risultato finale è un romanzo dalla solida architettura, che come un puzzle ha tutte le tessere che si incastrano perfettamente. Si nota una scrittura elegante, scorrevole e con un’ottima padronanza della lingua italiana. Una notevole capacità nel descrivere luoghi meravigliosi, impervi ed ostili di grande impatto visivo. A Teresa Battaglia, la scrittrice, dedica una cura particolare nella descrizione fisica e psicologica costruendo un personaggio, diverso dal solito stereotipo, che il lettore alla fine non dimentica. Anche gli altri personaggi, a partire dall’ispettore Marini, sono tratteggiati con abilità contribuendo alla riuscita di un romanzo avvincente e mai banale.

Ilaria Tuti ha le carte in regola per essere considerata una scrittrice predestinata a far da protagonista nel panorama giallo internazionale.

La Giuria, del Premio Scerbanenco 2018, attribuisce all’unanimità la Menzione Speciale a
di Ilaria Tuti (Longanesi)
intendendo così cogliere in questo esordio la freschezza dello stile, l’intensità e il carisma di una protagonista borderline che riesce a dare un’impronta quanto mai originale a una trama comunque variegata e incalzante.

 

Alberto Zanini

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