Doctor Strange – Scott Derrickson torna al classico supereroico non sfruttando la stranezza del suo Doctor.

Doctor Strange

 Doctor Strange

Anno: 2016

Titolo originale: Doctor Strange

Paese di produzione: USA

Genere: supereroico

Regia: Scott Derrickson

Produttore: Kevin Feige

Cast: Benedict Cumberbatch, Chiwetel Ejiofor, Rachel McAdams, Benedict Wong, Michael Stuhlbarg, Benjamin Bratt, Scott Adkins, Mads Mikkelsen, Tilda Swinton

 

Nell’oscurità del tempio di Kamar – Taj, gli zeloti, guidati dallo stregone Kaecilius, assassinano il bibliotecario per rubare le pagine di un libro proibito. Padrone del Kamar – Taj, l’Antico li insegue, ma i ladri riescono ad aprire un portale dimensionale e fuggono. Contemporaneamente c’è Stephen Strange, neurochirurgo di fama mondiale, impegnato nell’ennesima prodezza chirurgica. La sua estrema sicurezza e il suo ego smisurato vengono presto segnati da una tragedia immane. Una sera in un incidente automobilistico le sue mani vengono brutalmente danneggiate e la sua professione è dunque compromessa. Tutto sembra perduto fin quando conosce un paraplegico che ha misteriosamente ripreso a camminare. Questo lo condurrà proprio a Kamar – Taj, dove incontrerà l’Antico e una nuova visione della realtà e del tempo.

Benedict Cumberbatch è Stephen Strange

Doctor Strange all’interno della sterminata produzione Marvel è un fumetto che sa distinguersi per il suo immaginario psichedelico e il suo particolare interesse per la realtà temporale, peculiarità che lo rendono uno dei supereroi più complessi. Allo stesso modo tuttavia è subito chiaro quanto al cinema sia anche estremamente classico nella sua iconografia e nel suo sviluppo narrativo. Il forte dramma visivo di Stephen Strange sul lettino con le braccia brutalmente puntellate dopo l’incidente è l’ennesimo esempio di come Marvel sia sempre stata attenta ad addentrarsi nel corpo umano per conoscerne le sofferenze e le mutazioni. A prendere le anonime vesti del dottore ed in seguito quelle più sgargianti del super Strange è Benedict Cumberbatch, che presta solamente un’adeguatissima fisionomia tralasciando però una prova di spessore come quella vista in Into Darkness – Star Trek. Il resto del cast, condito comunque da alcuni nomi altisonanti, non brilla di certo a causa di personaggi fortemente stereotipati. Ecco comparire quindi Mads Mikkelsen con un antagonista insipido rispetto all’indimenticabile Le Chiffre e una Tilda Swinton sprecata nel ruolo del serafico, saggio e prevedibile Antico. In cabina di regia niente meno che Scott Derrickson, ormai lontano dalle pregevoli ed impressionanti visioni demoniache di The Exorcism Of Emily Rose.

Nel suo Doctor Strange il problema sono le pretese avanzate, puntualmente non mantenute. Se è vero che il film vorrebbe porsi come innovatore, manca l’obbiettivo rimanendo troppo legato alle dinamiche classiche delle storie supereroiche. A questo punto l’estetica sfavillante e il concetto di base, estremamente ben espresso con gli effetti speciali, si perde in un racconto prevedibile, salvo cercare di stupire nel finale con la comparsa del demone Dormammu. La fase d’addestramento al Kamar – Taj, che vede Stephen apprendere capacità extra temporali, è poi intrisa di un sentimento da cinema fantastico, affrontato in maniera piuttosto banale. In assoluto questa è a mio avviso la parte più lenta e debole del film. Doctor Strange fallisce anche nello stiracchiato tentativo di prendersi poco sul serio, che non eguaglia minimamente lavori recenti ben più riusciti e brillanti come Deadpool e Guardiani Della Galassia. Alla fine è sempre di incredibili poteri, nemici ormai scialbi e imprese straordinarie da compiere che si parla, senza aggiungere altro. Un bicchiere del solito, grazie.

Zanini Marco

 

 

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