Demonomancy – Poisoned Atonement – Il trio ha trovato il proprio stile.

Demonomancy – Poisoned Atonement

Anno: 2018

Provenienza: Italia

Genere: blackdeath

Membri: Witches Whipping – chitarra e voce; Herald of the Outer Realm – batteria e voce; A. Cutthroat – basso

Casa discografica: Invictus Productions

  1. Intro – Revelation 21. 8
  2. Fiery Herald Unbound (The Victorious Predator)
  3. Archaic Remnants Of The Numinous
  4. The Day Of The Lord
  5. Poisoned Atonement (Purged In Molten Gold)
  6. The Last Hymn To Eschaton
  7. Fathomless Region Of Total Eclipse
  8. Nefarious Spawn Of Methodical Chaos

Ascoltare Poisoned Atonement è una vera boccata d’aria fresca da parte di un gruppo come i Demonomancy che fino a questo momento aveva fatto del manierismo deathblack una ragione d’essere, pur sempre mantenendo uno standard qualitativo alto. Di fatto questo loro ultimo disco riesce ad essere incasellato sempre nello stesso genere per via delle coordinate di base che lo sostengono, ma brilla di luce propria grazie ad una personalità di scrittura e una ricerca d’esecuzione difficili da trovare in giro al momento.

Là dove lo spettro dei Blasphemy potrebbe tornare a perseguitarci spuntano richiami al thrash metal più oltranzista e slayeriano, come succede nella efficace Fiery Herald Unbound (The Victorious Predator). In una parola un pezzo indistruttibile, che ha il grande pregio, nonostante i cinque minuti di durata, di riuscire a mantenere, dall’inizio alla fine, una tensione musicale costante; per un genere ostico ed inflazionato come questo non è da poco. Slayer e Absu si incontrano in un delirio di reminescenze thrash, fucilate di blast beat e sonorità assennate e riverberate. A sottolineare l’approccio in linea con il metal più occulto l’intro precedente, Intro – Revelation 21. 8, declamato e minaccioso. La caratteristica più pregnante di Poisoned Atonement comunque è la varietà unità alla capacità notevole di non annoiare mai. Archaic Remnants Of The Numinous infatti vira la ritmica su territori più ragionati e lenti, per sottolineare una pesantezza e una personalità scevri da ogni clichè di genere. Massacrante ed esemplare.

www.youtube.com/watch?v=nHX9o7aOnh4

The Day Of The Lord, annunciata con un video un po’ come fosse la traccia simbolo del disco, mette in luce le note di stile dei Demonomancy del 2018: grande attenzione alla composizione, qualità sonora grezza adeguata e uno stile vocale facilmente riconoscibile (debitore comunque ai Celtic Frost). Il ritornello rimane subito in testa e ogni fase è studiata nel dettaglio. Il terzetto romano riesce bene anche negli episodi più tipici, come nel martirio deathblack della traccia che da il titolo al disco, condita da pregevoli riff malvagi. Quando un gruppo è in forma smagliante lo si capisce subito dagli attacchi delle canzoni. L’arpeggio introduttivo di The Last Hymn To Eschaton è il segnale o di musicisti che pensano a lungo prima di comporre o di musicisti che hanno già le idee ben chiare su cosa si debba fare per essere ricordati positivamente. Una premessa oscura che sfocia in riff sempre convincenti e personali. Fathomless Region Of Total Eclipse è il pezzo più virulento e letale di Poisoned Atonement, mentre la conclusiva Nefarious Spawn Of Methodical Chaos non raggiunge il livello delle tracce precedenti adeguandosi su un canonico deathblack un po’ sottotono, diciamo. L’ultimo lavoro dei Demonomancy si presenta come un’affermazione di riscatto per un genere che in molti sono convinti non abbia più alcun che da dire. Ricredetevi, compratelo e scoprirete che il verbo del male può ancora far male alle orecchie dei benpensanti e può farlo in maniera originale. Il gruppo romano ha trovato il proprio stile.

Voto: 8

Zanini Marco

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