Delitto Pasolini di Alberto Zanini pt. 2

Delitto Pasolini. Approfondimento di Alberto Zanini pt. 2

 

E’ una storia di periferia (*)

è una storia da una botta e via

è una storia sconclusionata

una storia sbagliata

 

Tra buche e pozzanghere, in mezzo al campetto, giace un corpo prono di un uomo con il volto girato verso destra immerso nel sangue, ha il braccio sinistro sotto il corpo e l’altro scostato.

Il corpo di Pasolini trovato all’idroscalo di Roma

Il cadavere indossa una canottiera parzialmente sollevata, pantaloni jeans e scarpe infangate.

Il volto è completamente sfigurato, ricoperto di sangue raggrumato, la nuca presenta un’ampia lacerazione, vari ematomi ed abrasioni, le falangi della mano destra presentano delle fratture e la piramide nasale è schiacciata verso destra. Impronte di auto arrivano fino al corpo.

 

Un brigadiere trova vicino al corpo un anello d’oro sormontato da una pietra rossa e lo consegna a Masone.

anello di Pelosi

Molti ebbero il sospetto che Pelosi lasciò volutamente l’anello vicino alla vittima.

Nel frattempo la presenza di curiosi diventa sempre più numerosa, e nel campo regolamentare di calcio adiacente, ma diviso da una recinzione, incomincia una partita come se niente fosse successo.

La polizia comunque non ritiene opportuno delimitare la zona per eseguire i riscontri dettagliatamente e dei ragazzi giocano nella parte del campetto libero.

Negli anni settanta le attenzioni nel preservare la scena del crimine non erano ancora così ferree. Ma ci si limitava quasi esclusivamente a rilievi descrittivi e poco altro.

 

A settanta metri circa dal corpo vengono trovati due paletti di legno friabile. Uno completamente intriso di sangue con dei capelli della vittima, lungo una quarantina di centimetri, l’altro, sostanzialmente con scarsa presenza ematica, di circa sessanta centimetri. Nei pressi viene anche rinvenuta una tavoletta di legno, lunga circa settanta centimetri, spaccata in due parti imbrattata di sangue e capelli.

Vicino alla rudimentale porta di calcio per terra c’è una camicia inzuppata di sangue.

Dal riscontro autoptico risulta che la vittima ha subito un forte trauma contusivo ai testicoli che potrebbe aver impedito una reazione adeguata all’aggressione.

Sul tettuccio della macchina, dalla parte del passeggero, spicca un’impronta di sangue appartenente a Pasolini.

Tracce di pneumatici partono dal corpo dirigendosi verso l’uscita del campetto di calcio.

Sulla camicia c’è una targhetta della tintoria e il nome riportato sembra quello di Pasolini.

Infatti, verso le dieci del mattino, lo scrittore viene identificato dall’amico Ninetto Davoli con il quale era andato a mangiare la sera prima.

Il riconoscimento ufficiale viene effettuato dal cugino Nico Naldini.

Delitto

Pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo alcune baracche vennero date alle fiamme da ignoti a scopo intimidatorio, mentre i rimanenti prefabbricati abusivi saranno abbattuti negli anni 80.

La causa del decesso di Pasolini non è il brutale pestaggio ma, come risulta dall’autopsia, dalla rottura del cuore, in seguito al passaggio di un’auto sul corpo che frattura anche dieci costole.

 

E’ una storia vestita di nero (*)

è una storia da basso impero

è una storia mica male insabbiata

è una storia sbagliata.

 

Alle 12 e 40 del 2 novembre inizia, in carcere, il primo interrogatorio di Pelosi.

Il ragazzo, messo alle strette, racconta che la sera, del primo novembre, alle 22.30 in piazza dei Cinquecento, di fronte alla stazione Termini, viene avvicinato da Pasolini che si offre di portarlo a

fare un giro in macchina.

Giunti all’Idroscalo i due si appartano nello spiazzo di un campetto di calcio, ma ad una richiesta di Pasolini, il ragazzo si nega scatenando la rabbia del regista che incomincia a picchiarlo, inseguendolo anche fuori dalla macchina con un bastone. La colluttazione diventa feroce con il ragazzo che si difende colpendo violentemente l’uomo prima con un calcio al basso ventre, quindi con una tavoletta di legno trovata per terra, fino a ridurlo all’impotenza. Risalito in macchina Pelosi, forse senza accorgersene, passa sul corpo esanime di Pasolini, quindi prende la via Ostiense contromano attirando l’attenzione dei carabinieri che alla fine di un inseguimento riescono a bloccare il ragazzo.

Alla fine della deposizione il magistrato ordina di condurre il ragazzo provvisoriamente a Regina Coeli in isolamento.

Stupisce la lettura del verbale in quanto, sebbene il ragazzo sia poco più che analfabeta, durante la confessione dimostra una notevole padronanza di linguaggio e di termini tecnici.

Per la difesa di Pelosi viene nominato l’avvocato d’ufficio Piergiorgio Manca, ma il suo mandato dura appena ventiquattr’ore.

Polizia e carabinieri nel frattempo hanno collegato l’episodio del furto e il rinvenimento del corpo di Pasolini all’Idroscalo.

Il 5 novembre Pelosi, detto Pino la Rana, alle 10 di mattina viene interrogato, dal Pm Luigi Tranfo, nel carcere minorile di Casal del Marmo. E’ il secondo interrogatorio, e il ragazzo conferma quello che ha dichiarato tre giorni prima, aggiungendo al racconto anche la sosta che avrebbero fatto alle 23.00 presso la trattoria Biondo Tevere, dove Pino consuma la cena. Alle 23.20 risalgono in macchina e prendono la direzione dell’Idroscalo di Ostia.

Un racconto che viene, in parte, smentito da Vincenzo Panzironi, proprietario del locale.

In via Ostiense, vicino alla Garbatella c’è un ristorante con una terrazza che si affaccia sul Tevere offrendo una splendida vista.

Alle 23.15 del primo novembre 1975, Pasolini, accompagnato da un ragazzo, fa una sosta in questa famosa e storica trattoria romana: il Biondo Tevere.

Il locale sta chiudendo, ma il “Maestro” è un cliente abituale e Vincenzo Panzironi accetta di riaprire la cucina per il suo amico. La moglie di Vincenzo, Giuseppina Sardegna, prepara per il ragazzo un piatto di spaghetti aglio ed olio e un quarto di pollo al forno con patate, mentre lo scrittore, avendo già cenato, si limita a bere una birra e mangiare una banana.

A mezzanotte e cinque Pasolini paga 4000 lire in contanti e con la sua Alfa Romeo, parcheggiata proprio davanti al locale, si allontana con il suo accompagnatore.

Panzironi nel pomeriggio del 2 novembre viene convocato in Questura a deporre, in quanto sembrerebbe fosse stato l’ultimo ad aver visto Pasolini vivo.

L’orario è molto importante perché il 5 novembre, durante il secondo interrogatorio Pelosi afferma che, dopo aver espresso il desiderio di mangiare qualcosa, Pasolini decise di portarlo alla trattoria Biondo Tevere, dove vi giunsero alle 23 e dopo solo 20 minuti uscirono.. Un tempo decisamente troppo breve per preparare una cena e consumarla. Il locale si apprestava a chiudere e il personale era già andato a casa mentre Pelosi afferma che i camerieri fossero ancora presenti. Il ragazzo continua con le amnesie sostenendo di aver mangiato al piano di sopra, mentre Giuseppina sostiene che essendo ormai il ristorante chiuso, venne approntato un tavolo vicino alla cucina.

L’identikit rilasciato da Panzironi, e confermato anni dopo dalla moglie Giuseppina, rimasta nel frattempo vedova, parla di un ragazzo giovane di corporatura normale, alto almeno 1 metro e 70, con i capelli biondi lunghi e pettinati all’indietro, mentre Pelosi è un ragazzo di corporatura gracile, con i capelli scuri, corti e ricci. Anche le scarpe con il tacco alto di Pelosi non corrispondono a quelle del biondino che la moglie sostiene fossero strane.

Il 2 novembre 1975 non esistevano ancora foto segnaletiche di Pelosi, malgrado questo particolare, a Vincenzo, in Questura, vengono fatte vedere delle foto che lui controfirma riconoscendo l’accompagnatore di Pasolini della sera precedente.

Ma Panzironi e sua moglie sostengono che il ragazzo con Pasolini fosse completamente diverso da Pelosi, allora che foto avranno fatto vedere al proprietario del Biondo Tevere? Come mai esiste ancora il verbale firmato dal ristoratore, invece della foto si sono perse le tracce?

Per la polizia la confessione di Pelosi chiude il caso.

Un triste e drammatico episodio riconducibile al mondo degli omosessuali.

Vengono fatte molte omissioni per chiudere in fretta un caso che potrebbe diventare spinoso.

Emerge la risoluta e forte volontà di veicolare la sentenza in modo che soddisfacesse l’opinione pubblica, bieca e bigotta, figlia inequivocabile di quel periodo storico.

 

E’ una storia da carabinieri (*)

È una storia per parrucchieri

È una storia un po’ sputtanata

o è una storia sbagliata.

 

Malgrado il segreto istruttorio non lo consenta, il verbale dell’interrogatorio a Pelosi viene comunicato ai giornalisti.

Tutti devono sapere che un “frocio” è morto per colpa della sua perversione, perché se lo è andato a

cercare.

Una opinione sostenuta anche da Andreotti: “Lui (Pasolini) andava cercandosi dei guai”, riferendosi non tanto alle sue opere ma alla sua vita privata.

Pasolini è un corpo dato in pasto alla gente. I giornali indugiano con la foto del corpo martoriato, una oscena visione per consolidare una morale immorale.

Ma la conclusione dell’indagine non convince quasi nessuno.

 

fine seconda parte

 

Alberto Zanini

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