Intervista con lo scrittore Bruno Morchio

Intervista con lo scrittore Bruno Morchio

 

Bruno Morchio

 

Bruno Morchio è un psicologo e scrittore di gialli genovese. Il detective privato, Bacci Pagano, dopo una decina di avventure è diventato uno dei personaggi più amati dal pubblico italiano. Dimostrando grande intuizione e capacità la Frilli di Genova, nel 2004, pubblicò la prima opera dello scrittore genovese: “Bacci Pagano. Una storia da carruggi”, seguito da “Maccaia” e nel 2005 da “La creuza degli ulivi. Le donne di Bacci”.

Nel 2006 Garzanti prese il posto di Frilli pubblicando “Con la morte non si tratta” e continuò a pubblicare i successivi romanzi dedicati all’investigatore privato, fino all’ultimo “Fragoli verità” nel 2016. Sempre la Garzanti nel 2017 ha ripubblicato una versione integrata de “La creuza degli ulivi”. Morchio, nel 2012, ha per un attimo messo da parte Bacci e, sempre per Garzanti, ha scritto “Il profumo delle bugie” finalista al premio Bancarella.

Morchio ha anche scritto due gialli che non vedono protagonista il suo investigatore privato Bacci Pagano pubblicati da Rizzoli : “Il testamento del greco” nel 2015 e “Un piede in due scarpe” nel 2017.

 

 

D- Nel preludio di “Un piede in due scarpe” nell’incipit riporti il V°canto dell’Inferno di Dante, che parla di Francesca da Rimini e il suo amore impossibile con Paolo Malatesta che costò ad entrambi la morte, per mano di Gianciotto marito di lei. Una delle chiavi di lettura di questo amore sfortunato è che l’amore a volte diventa un obbligo per chi si sente di doverlo restituire in egual misura. È così?

R- Il riferimento al V canto dell’Inferno richiama esattamente quest’obbligo. Il preludio e gli interludi sono la voce dell’assassino che, contro ogni apparenza, non riesce ad amare nel senso in cui vorrebbe. Un obbligo che rimanda a un legame arcaico, quasi primigenio, assoluto, che impedisce un’evoluzione della persona che ne resta prigioniera. La riflessione finale di Teresa rivela un’acquisita, mesta consapevolezza di tale impasse. Come tu ben sai, nei miei libri il tema del passato e della sua capacità di condizionare la vita umana (destino) è ricorrente. In questo giallo “leggero” ho cercato di raccontare una storia in cui i protagonisti riescono a liberarsi e a guardare finalmente al futuro.

 D- Dietro l’apparenza del giallo, io vedo molto l’amore in tutte le sue sfaccettature. Cosa ne pensi?

R- L’amore qui è un paradigma della condizione umana. Dimmi come ami e ti dirò chi (e come) sei. C’è un amore adulto e un amore regredito, così come c’è uno stato adulto della mente e uno che non riesce a staccarsi dalle fissazioni infantili. Il gruppo degli “inseparabili” del liceo D’Oria ha creato una bolla illusoria che solo il delitto riuscirà a fare scoppiare.

 D- L’amore non ammette condizioni?

R- L’amore adulto le ammette, eccome. È basato su uno scambio, do ut des, finalizzato alla reciproca soddisfazione. Esso si fonda sull’accettazione dell’altro e richiede la capacità di fare dei compromessi. È l’amore primitivo che esige devozione assoluta e incondizionata, fino all’estremo sacrificio.

D- Come sosteneva Gadda nella “Cognizione del dolore”, dobbiamo anche noi risentirci davanti “all’imbecillaggine del mondo”?

R- Di questi tempi più che mai. Del resto ci sono segnali preoccupanti di reviviscenza di forme di imbecillità (sovranismi, nazionalismi, razzismo, suprematismi) che nel secolo scorso hanno prodotto disastri epocali.   

D-Nel romanzo “Un conto aperto con la morte”, credo tu abbia incominciato a prendere le distanze da Bacci e in occasione della nostra chiacchierata per “Fragili Verità” mi hai detto che hai voluto mettere “Bacci sul lettino”. Adesso che nel ruolo di Paolo Luzi, sul lettino ne hai messi parecchi, credi che ti sia più congeniale come ruolo?

R- Bacci resta il mio parente scomodo, l’ospite che mi occupa la mente e del quale non ho nessuna intenzione di liberarmi. Ho già in testa diverse storie con lui protagonista e credo che le scriverò una dopo l’altra. Di Bacci mi attrae anche il fatto che sta invecchiando e dunque da un lato deve trovare qualcuno che lo affianchi e dall’altro può attingere alla memoria: il prossimo romanzo si svolgerà negli anni Ottanta e racconterà di un Bacci giovane, agli esordi della carriera.

 D- In “Un piede in due scarpe” Federica sostiene che nei rapporti di amicizia non devono esserci vincoli e obblighi, insomma nessuno scrupolo. Ma dev’essere veramente così?

R- Federica nei suoi giudizi è molto “tranchant”. In realtà vincoli e obblighi fanno parte di ogni tipo di relazione. Certo è che, fra tutte le relazioni possibili, l’amicizia è quella che lascia più liberi coloro che la contraggono.

D- Crescere vuol dire mettere dei confini?

R- Esatto. Assumersi obblighi e responsabilità e preoccuparsi davvero degli altri, senza per questo farsi tutt’uno con essi.

 D- Dobbiamo accettare e convivere con i nostri tormenti e non coinvolgere nessuno, per non rovinare la loro esistenza?

R- Dobbiamo lasciare gli altri liberi di scegliere se dedicarci tempo e attenzione senza obbligarli a fare qualcosa che non sentono o non ritengono opportuna. Bacci Pagano, nel primo romanzo, ad Alma che gli dice “esigo” risponde che lui ha smesso di esigere qualcosa da quando ha perso i denti da latte.

 D- Alla fine della nostra chiacchierata ti chiedo quando tornerà Bacci e se i nuovi protagonisti di “Un piede in due scarpe” ritorneranno in futuro?

R- Come ho detto, Bacci tornerà con un romanzo che parte dal presente e rievoca un’indagine della sua gioventù. Una storia di mare. Credo uscirà il prossimo anno, in autunno. Quanto a Paolo Luzi… sarò onesto: tutto dipende dal successo del romanzo.

Ringrazio Bruno Morchio per la sua consueta disponibilità per questa chiacchierata, rinnovando la speranza di poterlo risentire anche per i prossimi suoi lavori.

 

Alberto Zanini

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