“Ambrose” di Fabio Carta. Recensione di Emanuele Airola

“Ambrose” di Fabio Carta edito dalla casa editrice Scatole Parlanti

AmbroseFuturo non troppo lontano.

L’umanità ha colonizzato il Sistema Solare e si sta accingendo all’ultimo passo evolutivo, la nascita di una coscienza collettiva, che gli permetterà l’inizio della esplorazione del cosmo.

La Terra è ridotta ad una deserta e sterile landa sulla quale si scontrano militarmente due fazioni il Patto Atlantico ed un esercito facente capo ad un Islam distopico, le cui unità sono ormai asserragliate nella loro ultima roccaforte, l’Himalaya.

In questo ambiente CA-209, Controllore Ausiliario, stanziato al fronte sulla terra, come mercenario, trascorre l’esistenza nella sua esotuta da combattimento, eterodiretta da telepiloti indottrinati e sanguinari, e sostenuto nei suoi compiti da Combo, l’Intelligenza Artificiale servente ai sistemi d’arma dell’esoscheletro e da lui umanizzato.

CA-209, spazionoide abituato agli ambienti claustrofobici delle navi orbitali si trova a suo agio nell’abitacolo riservatogli nella pesante armatura, nonostante questo, trova ulteriore conforto rifugiandosi nel sua RV, Realtà Virtuale, come del resto fa anche il resto dell’umanità; una bolla nella quale lenire le proprie ansie e inquietudini. Un mondo digitale simile a quello che ogni essere umano si crea, e può opportunamente implementare, e dove spende la propria esistenza; piccole “prigioni” collegate tra loro da una “infosfera”. Luoghi effimeri dove le persone trascorrono sia i momenti di giubilo e leggerezza che consumando gli attimi più intimi e commoventi.

CA-209 è solo; una solitudine a cui è, in parte abituato, ma che adesso è voluta ed anelata.

Non può più unirsi alla nuova umanità nel suo passo verso l’ignoto. La malattia, dovuta ad una serie di sfortunati eventi, lo ha minato sia nel fisico che nell’animo.

E’ in questo momento che si ha il primo incontro con Ambrose. Da prima solo una voce presente nella sua RV, che successivamente si concretizzerà, virtualmente, sotto forma di una maestosa rosa gialla i cui petali spilleranno gocce di miele e ambrosia.

Una voce suadente, indice di una persona dalla vastissima coltura, accompagnerà CA-209 in un percorso evolutivo, sia umano che cognitivo sino alla conclusione del romanzo.

CA-209 riuscirà ad ottenere, alla fine, l’oggetto del suo desiderio ma senza, però, rendersene conto.

Fabio Carta ci conduce, tramite una serie di allegorie, ad affrontare i dubbi proprio dell’essere umano. Il desiderio di essere altrove e essere stato “un’altro”. Il libro scorre con ritmo incalzante dall’inizio alla fine, ricco di colpi di scena e di trovate letterarie stupefacenti, indici di un autore dalla fervida immaginazione e dal grande talento.

Emanuele Airola

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