Intervista a Fabrizio Borgio autore de: “Asti ceneri sepolte”

Intervista a Fabrizio Borgio autore de: “Asti ceneri sepolte”.

D – Ciao Fabrizio, possiamo darci del tu?

R – Molto volentieri, ciao.

D – Quando e come è nata l’idea dell’investigatore privato Martinengo ?

R – Intorno al 2014 su consiglio e istigazione di un mio padre letterario, Riccardo Sedini della defunta associazione Giallomania. I romanzi precedenti usciti per la Fratelli Frilli editori vertevano sempre più su tematiche orrorifiche e soprannaturali e questo si distanziava dalle vocazioni giallo/noir della casa. Avevo preso la cosa come una sfida e in quaranta giorni avevo inventato l’investigatore privato Giorgio Martinengo e scritto il primo romanzo che lo vedeva protagonista, Vino rosso sangue.

D – Perchè hai scelto di farlo investigatore privato e non dipendente dello stato?

R – Seguendo il mondo della narrativa gialla nazionale avevo avuto la sensazione che vi fosse un’inflazione di commissari. Montalbano era una figura immensa e misurarsi con il genio di Camilleri e di altri grandi narratori nazionali mi metteva francamente a disagio. Farne un investigatore privato era un po’ come tornare alle origini del genere, inoltre, il lavorare in proprio ben si adattava al carattere libero e un po’ bohemienne del personaggio.

D – Il fatto di cronaca a cui fai riferimento nel libro “Asti ceneri sepolte” è avvenuto nel 1997. Ti ispirò fin da subito l’idea per un racconto/romanzo, o la cosa è nata di recente?

R – No, mi aveva ispirato subito ma ancora non sapevo che cosa sarebbe diventato, L’idea mi era rimasta ben fissa in testa e nelle mie agende fin da allora. Il resto è sedimentazione di altre idee ed elaborazione delle medesime.

D – Hai qualcosa in comune con Martinengo? Il volontariato nella Croce Rossa ad esempio?

R – C’è sempre qualcosa in comune con i miei personaggi anche se mi preme sottolineare che non sono degli alter ego. Per costruire i protagonisti delle mie storie uso sempre qualche mia caratteristica e da quella o quelle parto, come su un’intelaiatura a costruire personaggi differenti. Di Martinengo credo di condividere la curiosità, l’apertura mentale e sì, anche il volontariato nella Croce Rossa Italiana, dove svolgo servizio periodico come soccorritore in ambulanza; un’attività della quale mi vanto ogni volta che posso parlarne.

D – La scelta di mettere la scansione del tempo nel tuo romanzo, come sottocapitoli, fa molto effetto cinema. Se dovessero farci un film, chi vedresti bene nei panni dell’investigatore?

R – L’effetto cinema è il risultato di alcuni stages di sceneggiatura che avevo seguito in passato. Grazie a questi ho avuto l’onore di conoscere personalità cardine del nostro cinema, quali Mario Monicelli, Giorgio Arlorio e Suso Cecchi d’Amico.
Come attore? Beh, qualcuno mi aveva suggerito Andrea Bosca, se non altro perchè attore Canellese e quindi originario delle terre di Martinengo però l’anagrafe risulta troppo magnanimo e Bosca sarebbe troppo giovane (leva 1980) mentre Martinengo l’ho fatto nascere nel 1971. Un volto che associo con una certa facilità a lui è invece quello di Fausto Sciarappa, attore veneto che ha recitato assieme a Luciana Littizzeto nella fiction RAI “Fuori Classe”.

D – La tua produzione letteraria vanta anche un personaggio -Stefano Drago – che possiamo dire avere qualcosa in comune con il famosissimo Dylan Dog?

R – In realtà poco, a parte l’indagare entrambi nel campo del paranormale ma in realtà, la letteratura di genere non è nuova a questo tipo di personaggio. Stefano Drago è un servitore dello stato, un “agente speciale” membro del DIP, il Dipartimento Indagini Paranormali, un dipartimento gestito dal Ministero degli interni e dal MIUR per indagare e studiare qualunque evento anomalo che si verifica sul territorio nazionale.

D – Che rapporto hai con il paranormale?

R – Sono un possibilista ma con occhio scientifico verso la questione. É sicuro che esistono in natura infiniti fenomeni non ancora spiegati che un domani, grazie al progredire della scienza non saranno più mistero. Paradossalmente il chiudersi a riccio di fronte a tutto ciò che non è spiegato con la scienza contemporanea è un atteggiamento anti scientifico.

D – Ultima domanda: ci puoi consigliare un libro che ti è piaciuto ma che è poco noto al grande pubblico?

“A volte si muore”, dell’autore modenese Claudio Vergnani, una delle voci più profonde e originali che si possono ritrovare nel panorama della letteratura di genere nostrana. Non ha un decimo della fama che merita.

Ti ringraziamo per la disponibilità, con la speranza di leggere presto le nuove avventure dell’ investigatore Martinengo e dello staff dell’ambulanza Alpha 1.

Grazie a voi di cuore, di Alpha1 non saprei dire, di Martinengo di sicuro, a presto.

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